martedì 31 maggio 2011

Domande e risposte su Stalin

Caro Professore,
Prima di tutto volevo farle i miei complimenti per il suo libro:Stalin storia e critica di una leggenda nera, l'ho trovato molto interessante ed è stato bellissimo scoprire un autore come lei che non è soggetto all' ideologia dominante. Potrebbe gentilmente consigliarmi qualche libro "serio" sulla Cina di Mao e quella di oggi ed del suo sviluppo?
Nel ringraziarla le porgo i miei cordiali saluti,
Marco Tubino
 
DL Può cominciare a guardarei ll mio libro Fuga dalla storia. La rivoluzione russa e la rivoluzione cinese oggi, La città del Sole, Napoli. Dai lettori del blog possono venire altri suggerimenti e commenti.

Caro compagno Losurdo,
su Facebook discutendo con un mio amico che è anti-stalinista (e io difendo la figura di Stalin) mi ha risposto: "con tutto il bene che ti voglio ma ciò non toglie che i stalinisti sono stati i becchini della rivoluzione d'Ottobre,hanno seminato menzogne e terrore tra le avanguardie comuniste,hanno strangolato il fior fiore delle rivoluzioni proletarie nel mondo,a partire dal Comitato sindacale anglo-russo,la rivoluzione cinese (in cui si sono alleati con il Kuomintang di Cian kai schek),la rivoluzione spagnola,il fronte statale ,nella seconda guerra mondiale,prima con Hitler e poi con l'imperialismo anglo-americano, i fronti popolari antifascisti con la borghesia occidentale) l'assassinio di dirigenti e quadri leninisti nelle purghe dal 1936 al 1939 ,ed oltre(senza menzionare l'assassinio di Trotskj in Messico e di suo figlio,in precedenza, a Parigi).E vogliamo continuare ad attardarci con questi figuri,ancora oggi,per riabilitarli ed offrirgli la possibilità di imbellettarsi agli occhi di un proletariato mondiale di cui hanno fatto pelle di porco? Giammai! Io mi rifiuto di trattare con questi Strelizzi del movimento operaio rivoluzionario. Bisogna bandirli per sempre dalla cerchia, avendo essi perduto ogni onore rivoluzionario ed essendo finiti tra i peggiori traditori del movimento comunista internazionale nel corso della sua storia"!
Compagno Losurdo come posso rispondergli nel merito e nel metodo dimostrando la falsità di ciò che ha detto il mio amico?

Come rispondere alla alla consueta filastrocca contro Stalin? Sulla Cina ha già riposto un lettore; per quanto riguarda il resto della filastrocca, può leggere il mio libro su Stalin.
Al di là dei singoli punti, conviene fare due ragionamenti generali. Il primo di carattere storico: quando Stalin assume il potere, l’esistenza della Russia sovietica è in discussione, date le persistenti minacce interne e internazionali.
Quando Stalin muore, il campo dei paesi di ispirazione socialista si è ampliato enormemente, l’ondata rivoluzionaria, anticolonialista e antimperialista sta montando in tutto il Terzo Mondo e il prestigio di cui godono l’Unione sovietica e il suo leader è altissimo in ogni angolo del pianeta.
Il secondo rgionamento è di carattere filosofico. Per chiarirlo riproduco una pagina  di un mio libro  («Fuga dalla stora. La rivoluzione russa e la rivoluzione cinese oggi», La città del Sole, Napoli, pubblicato in prma edizione nel 1999).

«La vicenda storica iniziata con la rivoluzione d’Ottobre ha stimolato a sinistra alcuni bilanci che possono essere assunti come modelli negativi. Non poche volte, la degenerazione e la disfatta dell’URSS e del «campo socialista» vengono spiegate riconducendo tutto a Stalin.
E’ un atteggiamento che sembra tradursi in una sorta di sospiro: Ah, se Lenin fosse vissuto più a lungo! Che orribile disgrazia che il suo posto non sia stato preso da Trotskij oppure da Bucharin! Peccato che il gruppo dirigente bolscevico non abbia saputo o voluto seguire la via indicata da Marx, quello «autentico» s’intende, indicato di volta in volta da uno o l’altro degli inflessibili giudici della storia del «socialismo reale». Se per avventura uno di essi (ad esempio la Rossanda) si fosse trovato a gestire il potere al posto di Stalin, invece che al ritorno della Duma e della bandiera zarista a Mosca avremmo assistito al trionfo dei Soviet e della bandiera rossa a New York! Se tali bilanci fossero corretti, non a Marx bisognerebbe far ritorno ma per lo meno a Platone e al suo idealismo. E’ difficile, infatti, immaginare una liquidazione più radicale del materialismo storico. Nessuna attenzione viene prestata ai dati oggettivi: la situazione della Russia e la storia alle sue spalle; le lotte di classe a livello interno e internazionale, i rapporti di forza sul piano economico, politico e militare, ecc. Tutto vien fatto dipendere dalla rozzezza, dalla brutalità, dalla volontà di potenza, dalla paranoia, in ogni caso dal carattere di una singola personalità. Il bello è che questo tipo di spiegazione riproduce, ingigantendolo, l’errore di fondo dello stalinismo, l’oblio delle contraddizioni oggettive e il conseguente ricorso, disinvolto e spregiudicato, alla categoria di «tradimento»: ora a spiegare non un determinato avvenimento ma quasi settanta anni di storia è un unico, ininterrotto «tradimento» degli ideali del comunismo consumato da Stalin, che viene quindi consegnato al plotone d’esecuzione degli storici o meglio dei giornalisti e degli ideologi.
Questo tipo di spiegazione diviene in certi casi una vera e propria filosofia della storia: negli anni attorno al ‘68 era abbastanza diffuso un libro che già nel titolo (Proletari senza rivoluzione) forniva la chiave di lettura della storia universale: sempre animate dai più nobili sentimenti rivoluzionari, le masse finivano regolarmente con l’essere abbandonate o tradite da dirigenti e burocrati. Anche qui si assiste ad un paradosso; quella che avrebbe voluto essere una requisitoria contro dirigenti e burocrati si rovescia in realtà in una requisitoria contro le masse: esse si rivelano inguaribilmente sempliciotte, sempre incapaci di comprendere nei momenti decisivi i loro reali interessi, ogni volta inclini a consegnare il loro destino nelle mani di avventurieri».

martedì 24 maggio 2011

In italiano l'articolo di Liu Shulin su Global Times

Pochi scritti riescono a farci intendere la saggezza della dirigenza del Partito comunista cinese come questo.  Per quello che conta, condivido ogni singola parola di questo articolo.
Il prof. Losurdo ha fatto davvero bene a dargli evidenza.

Vladimiro Giacché, 21 maggio 2011

Vedi anche il dibattito sull'articolo di Liu Shulin nei commenti al post pubblicato qualche giorno fa


Quattro lezioni dal crollo dell’Unione Sovietica
Liu Shulin Global Times, 20 Maggio 2011

Una marea di riforme si diffuse negli stati socialisti negli anni ’80. Tuttavia, proprio mentre correvano di più il grave rischio di collassare che di andare avanti, le riforme nei paesi socialisti sono ancora vulnerabili. Le lezioni dal crollo  del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS) sono preziose per la Cina, che sta vivendo oggi le riforme...
Leggi tutto, da aurorasito.wordpress.com

Su "El Viejo Topo" un dibattito sullo Stalin di Losurdo

"El Viejo Topo" n. 280, mayo de 2011

Dossier Stalin. La polémica en la izquierda italian
Varios Autores

sabato 21 maggio 2011

«Global Times» condanna Kruscev e Gorbacev

«Global Times», quotidiano cinese in lingua inglese, richiama l’attenzione sulle «quattro lezioni» che scaturiscono dal crollo dell’Unione Sovietica. Nell’avviare le necessarie riforme
1) Il Partito comunista non deve abdicare alla leadership.
2) Non deve «abbandonare il principio della proprietà pubblica quale fondamento dell’economia».
3) Non deve denigrare i leaders precedenti, come invece ha fatto Kruscev, che «ripudiò Stalin nel “Rapporto segreto” del 1956».
4) Deve stare in guardia nei confronti dell’Occidente, al contrario di quello che fece Gorbacev, il quale si legò mani e piedi agli Usa, rivelando anche in questo caso la sua «enorme cecità» [DL].


Global Times (5/19/11)
Four lessons from the collapse of the Soviet Union By Liu Shulin
Liu Shulin

A tide of reform spread in the socialist states in the 1980s. However, just like running faces bigger risk of falling down than walking, the reforms in socialist countries are even vulnerable. The lessons from the failure of Communist Party of the Soviet Union (CPSU) are valuable for China, which is experiencing reform today.

Firstly, the party should not give up its leadership of the country during the reforms. The CPSU, though it had been plagued by corruption to a severe degree, could have been resurrected. But in the clamor of "limitless openness," the CPSU had lost its control of the intelligentsia, theory circles and the media.

Secondly, reforming should not abandon the principle of public ownership as economic foundation. The socialist public ownership has determined the nature of socialism and guaranteed the people can manage themselves. It is also the most substantial part of the socialist system. As long as the position of public ownership is sustained, the foundation of socialist countries stays, no matter how the reforms proceed.
On July 1, 1991, the Soviet Union's Supreme Soviet passed a privatization law, which regulated that the State-owned enterprises could be turned to collective or shareholding enterprises, and they could be sold or auctioned.
In the same month, Soviet leader Mikhail Gorbachev wrote to the G7 summit to inform them that the first two years of the plan would see 80 percent of medium- or small- sized enterprises sold to individuals and then the mode of massive private enterprises was promoted.
Privatization generated the privileged class and produced class differentiation in the Soviet Union, which could only lead to two
results: a reshuffle of the country because of a sharp U-turn in policy on the part of the ruling party, or an angry public struggling with the new reality.

Thirdly, reforming doesn't simply mean denying previous leaders.
Nikita Khrushchev repudiated Joseph Stalin in the "Secret Speech" in 1956. And from then on the anti-Stalin movement lasted several decades in the Soviet Union, and led to the disastrous consequences of denying the history of the Soviet Union, and finally opposing the systems and goals of communism.
However, merely denying the past does not help solve the problem.
During the reforms in the 1980s, Gorbachev changed the direction of the Soviet Union based on the so-called "new thinking."
What was the ultimate purpose of the reform? Should the reform persist in following the principles of socialism? On these fundamental issues, Gorbachev showed nothing but enormous blindness.

Fourthly, the reform should not rely on external powers. The US never changed its goal of trying to "peacefully transform" the Soviet Union and other socialist countries. It took steps to put ideological pressure on socialist countries, while the leaders of the Soviet Union who supported reform took no precautions at all.
Gorbachev cared about evaluation and praise from the US, and his efforts to promote openness and the so-called "cultural autonomy" were all in the hope of obtaining US support.
Moreover, he is claimed to have first called the US president after the attempted coup by Soviet hardliners and left his house arrest only after asking the US president for instructions.

It is understandable to keep contact with the Western countries under the open situation, but it is necessary to maintain a sober mind, and to take effective precautions.

The author is a professor at the School of Social Sciences at Tsinghua University. opinion@globaltimes.com.cn

Una recensione della Non violenza sul "Corriere d'Arezzo"

venerdì 20 maggio 2011

Socialismo in un solo paese o socialismo in nessun paese?

Buon pomeriggio Professore,
la differente visione rivoluzionaria di Trotzsky rispetto a quella di Stalin, mi sembra più aderente al pensiero di Marx. Mi chiedo se l'elaborazione del comunismo in un solo paese da parte di Stalin - e quindi l'allontanamento da Marx - sia un ripensamento dottrinale oppure si è reso necessario dalle contingenze che Stalin ha dovuto affrontare.
A prescindere da come si risponda, appare allora chiaro che la concezione di Stalin sia stata accolta, da parte dei paesi occidentali non-comunisti, come male minore rispetto alla visione trotskista sicuramente più universale e forse più pericolosa per quest'ultimi. Dunque Stalin è stato il miglior "alleato" dell'occidente liberale ?
Grazie per l'attenzione
Saluti
Stefano Franco - Savona

Quando Stalin ha formulato la tesi in base alla qualle era possibile costruire il socialismo anche in un solo (grande) paese, la scelta imposta dall'aggressione imperialista e dai reali rapporti di forza non era tra socialismo in un solo paese e socialismo su scala mondiale bensì tra socialismo in un solo paese e  socialismo in nessun paese!
Quando Stalin è morto (nel 1953), il socialismo si stava affermando ben al di là dell'URSS, in un'area del mondo assai larga...
Domenico Losurdo

Una conversazione sul liberalismo con Domenico Losurdo

Liberalism: The road from serfdom. A conversation with Dominico Losurdo

Domenico Losurdo and Tony Curzon Price, 15 May 2011

Liberalism does not evolve and progress according to some internal process, but because of the historical challenges it has faced. Slavery, colonialism, anti-semitism have all been a part of this. How do religious fundamentalism, environment and immigration challenge Liberalism today? A conversation based around Dominico Losurdo's book

Ascolta il podcast (conversazione in inglese)

 

Sulla Controstoria del liberalismo, che tanto successo sta riscuotendo nel mondo anglosassone, leggi anche: 

Israel and the 'Community of the Free'



martedì 17 maggio 2011

Il Corriere della Sera riprende l'articolo del Financial Times sulla Controstoria del liberalismo

Losurdo, l’apologeta di Stalin elogiato dal «Financial Times»
Antonio Carioti - Corriere della sera Martedì 17 Maggio 2011
 
Non capita spesso che uno studioso italiano di matrice hegeliano-marxista, autore anche di un saggio in difesa di Stalin, venga ampiamente recensito in termini elogiativi sul «Financial Times», espressione autorevole del capitalismo anglosassone.
Ma evidentemente Domenico Losurdo, docente di Filosofia all’Università di Urbino, gode di più credito all’estero che in Italia, almeno a giudicare dal lungo articolo dedicato alla traduzione inglese della sua Controstoria del liberalismo (Laterza, 2005) da Peter Clarke, autore di saggi su Keynes e sulla storia britannica del Novecento. Il libro, con una vasta messe di citazioni, denuncia la vocazione elitaria del liberalismo classico, il cui impegno per l’affermazione dei diritti individuali rimase a lungo circoscritto nell’ambito della borghesia, escludendo le classi più umili e legittimando addirittura la schiavitù per gli appartenenti ai popoli di colore.
Clarke accetta questa ricostruzione, che pure in alcuni aspetti appare unilaterale, per volgerla in senso positivo. Se grandi pensatori del passato (da John Locke a Jeremy Bentham, da David Hume a Thomas Jefferson) hanno ritenuto che vaste categorie d’individui non dovessero godere dei diritti fondamentali per cui si battevano, queste «clausole d’esclusione» , osserva Clarke, non possono tuttavia essere ritenute «intrinseche ai valori centrali» del liberalismo. Quindi il libro di
Losurdo può essere utile per definire una visione politica più aperta e inclusiva.
D’altronde esistono molti tipi di liberalismo. E se, come ammette anche Losurdo, i liberali hanno saputo imparare dai loro avversari democratici e marxisti, fino a recepirne molte istanze, è perché la loro fiducia nello scambio delle idee, insieme alla consapevolezza di non possedere la verità assoluta, li predisponeva alla comprensione delle ragioni altrui. In fondo sta qui la vera grande forza del liberalismo, al di là delle umane incoerenze di tanti suoi esponenti.

lunedì 16 maggio 2011

Il "Financial Times" recensisce l'edizione inglese della Controstoria del liberalismo

Ringraziamo Sebastian Budgen per la segnalazione di questo importantissimo riconoscimento. Una recensione è uscita anche su "Scotsman" [SGA].

Locke, stock and barrel
By Peter Clarke, Financial Times,May 13 2011
Liberalism: A Counter-History, by Domenico Losurdo, translated by Gregory Elliott, Verso RRP£22, 384 pages


Liberal has been a dirty word in US politics for some time. President Barack Obama can supply convincing answers to the two preposterous charges about his identity that he has faced recently. One, that he is not really an American, was dismissed by producing his birth certificate. The other, that he is a socialist, is more difficult. It could be exploded by declaring that he is self-evidently liberal in his political convictions. But we can be fairly confident that he will not be using the L-word, even though it claims a political pedigree stretching back to the founding fathers...
Leggi tutto


Book review: Liberalism: A counter-history by Domenico Losurdo
By GAVIN BOWD, 10 May 2011
LIBERALISM: A COUNTER-HISTORY, Domenico Losurdo, Verso, £20

'HOW is it," Samuel Johnson asked, "that we hear the loudest yelps for liberty from the drivers of negroes?"
Indeed, as Italian philosopher Domenico Losurdo shows, the leaders of the American Revolution and their liberal sympathisers across the At
ADVERTISEMENTlantic saw no incompatibility between representative democracy for white property-owners and enslavement of the blacks...

sabato 7 maggio 2011

Gregory Elliott a Urbino

La non-violenza del Dalai Lama

Caro Domenico,
non ci sentiamo da troppo tempo, ma ti seguo sempre attraverso il tuo bellissimo blog. Poi magari ci sentiamo/scriviamo con più calma, ma intanto voglio segnalarti questa chicca trovata sul sito del
"Guardian".

Richard Ambrosoli


«Mosquitos»

11.12am: As discussion over the circumstances of Bin Laden's killing continue and also on whether he could have been taken alive, an unlikely figure appears to have suggested his death was justified.
The Dalai Lama may avoid swatting mosquitos, such is his desire to avoid destroying living creatures, but in answer to a question about the killing of the al-Qaida leader, the leader of Tibetan Buddhism
said:

Forgiveness doesn't mean forget what happened. . If something is serious and it is necessary to take counter-measures, you have to take counter-measures.
http://www.guardian.co.uk/world/blog/2011/may/05/osama-bin-laden-death-aftermath#block-9

Domenico Losurdo alla Sorbona mercoledì 11 maggio

Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne
Institut d'histoire de la Révolution française


Psychopathologie et démonologie
La lecture des grandes crises historiographiques de la Restauration à nos jours

 
Dans le cadre des Conférences Alphonse Aulard, et à la suite des professeurs Carla Hesse et Michel Pertué, l’IHRF a le plaisir de vous inviter à assister à la leçon que donnera le professeur Domenico Losurdo, de l’Université d’Urbino. La conférence sera donnée le mercredi 11 mai 2011 en salle Marc Bloch, entre 18 et 20 heures.

Rivelazioni sul colpo di Stato in Romania del 1989

Romania Rivelazioni shock sul 1989
România libera, 20 dicembre 2010

"Ho ucciso durante la Rivoluzione", titola România liberă pubblicando la testimonianza di Corneliu Stoica, ex campione internazionale di tiro a segno, sul suo ruolo durante rivoluzione del 1989. A quasi ventun anni dalla caduta del regime comunista di Nicolae Ceauşescu, l'associazione "21 dicembre 1989" ha svelato alcune delle deposizioni rese dai protagonisti dell'epoca davanti al pubblico ministro, prima che fosse fermata l'inchiesta sull’uccisione di circa 1.200 manifestanti a partire dal 22 dicembre. Stoica ha affermato di aver ucciso diverse persone su richiesta di Dan Iosif, uno dei più stretti collaboratori del leader della rivoluzione Ion Iliescu. L'ex atleta faceva parte di un gruppo di tiratori che il 22 dicembre, giorno della fuga di Ceauşescu, aprì il fuoco sui manifestanti. La sua testimonianza, nota România Liberă, rafforza la tesi di un colpo di stato ordito da Iliescu e Iosif.

venerdì 6 maggio 2011

Una lettera sulla Siria, sui conflitti nel mondo arabo e sul ruolo dei media

Monsieur le Professeur Domenico Losurdo,
Merci pour votre analyse sur la situation en Syrie. Merci pour toutes vos analyses que je lis avec beaucoup d’intérêt car elle apporte de la lumière à mes réflexions et interrogations. Les animateurs de la revue « Tendances » participent avec Voltairenet.org au débat d’analyse sur les dossiers politiques « chauds ».
Je me permets de vous adresser mon point de vue à la suite de leur dernier article.
L’article intitulé : « La bataille pour la Syrie est décisive », du 26avril 2011, dans son « Éditorial : Al-Jazeera et la fin du professionnalisme », pointe le doigt sur le drame de la Nation arabe et de la fourberie de sa composante : « les oligarchies royales du Golfe », dont les richesses pétrolières constituent un pouvoir de domination exceptionnel étant donné la conjoncture économique mondiale.
Le Président H. Boumediene avait veillé en personne à ce que l’ennemi sioniste ne soit pas désigné nommément par le terme « israélien », et la Télé algérienne ne montrait pas les dirigeants sionistes de cet Etat voyou, raciste, prédateur et criminel.
Comme n’étaient pas montrés l’emblème et tout ce qui peut faire référence à leurs institutions politiques, administratives et économiques. Ainsi qu’était interdit tout commerce et a fortiori toutes les autres relations que peuvent avoir deux pays dans le cadre de leurs échanges.
Comme décrit si bien dans l’article : « Al-Jazeera, a introduit l’Israélien dans la conscience collective et les foyers des Arabes. L’Israélien n’était plus présenté comme un criminel, un occupant et un spoliateur de la terre de Palestine, mais comme un « adversaire », un « Autre », avec qui il était possible de discuter et d’échanger des opinions, et lui permettre d’exposer des prétextes à ses crimes. »
Cette chaîne satellitaire s’inscrit dans le fil droit de la politique de propagande et de manipulation du sionisme international concoctée par les « think tank » à la demande du pouvoir US, notamment par « le pouvoir de l’ombre » auquel le Président US (D. Eisenhower) a fait allusion dans son discours d’adieu à la nation en 1961 en cédant le bureau ovale (voir addendum en fin de texte)
En effet, des chaînes telles que MBC et Al-Jazeera, parmi les plus auditionnées, à l’aide d’une stratégie très subtile celle : « du chien aboie mais la caravane passe », ont su gagner un large public arabo-islamique à travers différents continents, et se mettre à l’abri de toute critique pour pouvoir par la suite guider pas à pas l’auditoire vers une politique médiatique destinée à modeler dans le conscient collectif arabo-islamique un changement dans lequel la victime devient coupable et le coupable devient victime. Dans le but d’intégrer un réflexe d’acceptation de l’autre : « L’Israélien n’était plus présenté comme un criminel, un occupant et un spoliateur de la terre de Palestine, mais comme un « adversaire », un « Autre », avec qui il était possible de discuter et d’échanger des opinions, et lui permettre d’exposer des prétextes à ses crimes. » Dès le lancement du JT le spectateur reçoit en pleine face, avec la magie de l’image, tous les ingrédients : emblème de l’Etat voyou, les bâtiments administratifs de son parlement, les couloirs qui mènent vers la grande salle où se réunit le gouvernement de l’apartheid et les principaux acteurs de la répression psychologique d’abord et guerrière ensuite : le premier ministre, le ministre de la guerre et de la torture, « roulant les mécaniques », et par un discours approprié faire la démonstration des « gros bras » avec lesquels ils écrasent toute tentative de révolte dans le camp des assiégés et des spoliés.
Cela pour le côté cour, or on passe sous silence le rôle et l’action du « Premier Ministre palestinien » dont le mandat sioniste est de mener à terme le plan de partage de la Palestine en bantoustans indépendants les uns des autres afin de briser à jamais le nationalisme palestinien, le concept même d’une Palestine « nation : une et indivisible », et le sentiment révolutionnaire de libération de la mère patrie des mains des envahisseurs, tandis que se poursuit inexorablement la politique de la construction de cités pour de nouvelles colonies juives en terre palestinienne en procédant à la démolition des constructions et de mosquées de Palestiniens y compris la grande mosquée « Al Aqsa » un monument qui doit être classé «Patrimoine de l’Humanité ».
En fait, la chaîne qatarie a connu une ascension vertigineuse sur le podium lors des évènements tragiques du 11/9 et les jours qui ont suivi en diffusant et rediffusant les clips médiatiques consacrés à l’agent de la CIA, en l’occurrence Ben Laden, pour en faire l’ennemi des USA et dans le conscient collectif arabo-islamique : le « Héros » de la guerre antisoviétique et le libérateur de l’Afghanistan.
Ainsi grâce à la chaîne qatarie, des centaines de milliers de pères à travers les pays arabo-islamiques ont choisi le prénom « Ossama », celui du totem Ben Laden, qui défie la puissante Amérique, pour leurs enfants nés à cet époque et surtout après « l’exploit » des terroristes islamiques. Comme il n’y a pas de miracle, l’Afghanistan envahi et spolié, la chaîne qatarie a empoché le « jackpot ». Avec les effets bénéfiques que cela entraîne dans de pareilles circonstance heureuses : elle s’est payé un « New Look » made in USA avec des équipements pour les studios et des technologies dernier cri et même le grand luxe d’avoir des Directions équipées avec les moyens adéquats dans un grand nombre de pays, notamment ceux qui étaient inscrits dans le programme de la CIA élaborés par les « think tank » pour préparer et faciliter l’action plus déterminante de renversement des régimes en place. A mon avis, la formation des journalistes de la chaîne se déroule, sans l’ombre d’un doute et à leur insu, dans des centres de la CIA, spécialisés dans la propagande et la manipulation, avec des cursus adaptés à leur origine et au terrain sur lequel ils vont devoir montrer leur compétence. Je n’insinue pas que les journalistes soient complices dans le choix de la politique de la Direction de la chaîne :
« Les journalistes ne font qu’exécuter la ligne éditoriale imposée par le propriétaire et ceux qui ne sont pas d’accord s’en vont, comme l’a fait le directeur du bureau de la chaîne à Beyrouth, Ghassan Ben Jeddo». Avec en plus un cadeau : un fond documentaire très important, très riche et très varié qu’une si jeune chaîne n’aurait constitué et exploité, au fil du temps, qu’au prix d’un investissement coûteux. C’est ainsi qu’ils brillent dans leur tâche en mettant en présence « L’opinion et la contre-opinion » tout en prônant la libération des peuples du joug des dictatures militaires et en véhiculant les mots d’ordre clés de l’insurrection populaire que l’on retrouve dans chaque discours du Président US, de son Secrétaire d’Etat aux affaires étrangères, et des généraux opérationnels sur les terrains d’invasion : « démocratie, paix et liberté, choix populaire ».
Je voudrais bien que l’on puisse m’apporter la preuve du contraire des affirmations avancées dans ce message pour me repositionner à la suite de mon « erreur ». Il faut me convaincre. De Gaulle ne disait-il pas : « Reconnaître son erreur est la marque de la grandeur d’un homme» !
Je désire aussi que ce message puisse être lu par Monsieur Thierry Meyssan et les animateurs de la Revues « Tendances » dont je n’ai pas les coordonnées.
Merci beaucoup, Monsieur Domenico Losurdo et meilleures salutations.
Un fidèle lecteur de vos articles."
Tahar Refes, (Alger, 29 avril 2011)

Addendum :
Le 17 Janvier 1961, à l'issue de son second et dernier mandat, le président Eisenhower prononce un discours d'adieu radiodiffusé. Après avoir fait le bilan convenu de son action, il surprend ses concitoyens en les alertant sur le risque que la guerre froide fait courir à la démocratie : "La conjonction d'un immense establishment militaire et d'une vaste industrie d'armement est une nouveauté dans l'histoire américaine, dit-il. Son influence totale - économique, politique et même spirituelle - est perceptible dans chaque ville, chaque Etat, chaque administration fédérale.
Nous reconnaissons le besoin impératif de ce développement. Mais, nous ne devons pas manquer d'en comprendre les graves implications. Notre travail, nos ressources, notre vie sont concernés. C'est-à-dire la structure même de notre Société.
Dans les conseils du gouvernement, nous devons prendre garde à l'acquisition d'une influence illégitime : qu'elle soit recherchée ou non par le complexe militaro-industriel. Le risque d'un développement désastreux d'un pouvoir usurpé existe et existera. Nous ne devons jamais laisser le poids de cette conjonction menacer nos libertés ou les processus démocratiques. Nous ne devons rien considérer comme acquis. Seule, une vigilance et une conscience citoyennes peuvent garantir l’équilibre entre l'influence de la gigantesque machinerie industrielle et militaire de défense et nos méthodes, nos buts pacifiques de sorte que la sécurité et la liberté puissent accroître de pair » ...

Voici le message d'un sage visionnaire adressé, il y a de cela 50 ans, à ses concitoyens afin de les préparer et rendre lisibles les drames tels que le 11/9.
T. Refes, (30 avril 2011)

giovedì 5 maggio 2011

Un commento su Agamben

Nel mio intervento sulla Siria citavo Giorgio Agamben:

... Laissons la parole à un prestigieux philosophe (Giorgio Agamben), qui ne fait pas toujours preuve de vigilance critique à l’égard de l’idéologie dominante mais qui a synthétisé ici de façon magistrale l’affaire dont nous traitons :
« Pour la première fois dans l’histoire de l’humanité, des cadavres à peine enterrés ou alignés sur les tables des morgues ont été déterrés en hâte et torturés pour simuler devant les caméras le génocide qui devait légitimer le nouveau régime. Ce que le monde entier avait sous les yeux en direct comme vérité sur les écrans de télévision, était l’absolue non-vérité ; et bien que la falsification fût parfois évidente, elle était de toutes façons authentifiée comme vraie par le système mondial des media, pour qu’il fût clair que le vrai n’était désormais qu’un moment du mouvement nécessaire du faux » .

Questo riferimento ha stimolato un commento di Charles Gilbert, professore di filosofia in pensione di Carpentras (Vaucluse) e membro del  "Groupe de Pernes" (Vaucluse), comitato creato al momento dell'aggressione contro la Jugoslavia nel 1999. Lo ringrazio per il suo intervento [DL].


« de façon magistrale" ?
Je veux bien sauf qu'Agamben pique dans Debord (in LA SOCIETE DU SPECTACLE) la formule célèbre autrement percutante :
« Dans le monde réellement renversé, le vrai est un moment du faux » (partie I -La séparation achevée - pp. 7-22, paragraphe 9).
« Nel mondo realmente rovesciato il vero è un momento del falso » (in LA SOCIETA DELLO SPETTACOLO I-La separazione compiuta -9- p. 55. Baldini&Castoldi, Milano (1997), quarta edizione, traduzione dal francese di Paolo Salvadori).

Agamben aurait pu rappeler que Guy Debord a décrit en 1967 (première édition) la société actuelle avec une effrayante rigueur. Non seulement LA SOCIETE DU SPECTACLE n'a pas vieilli, mais elle devient aujourd'hui de plus en plus vraie.

martedì 3 maggio 2011

Anche in portoghese l'intervento sulla Siria

Oriente Médio
Estende-se o domínio da manipulação: O que se passa na Síria?
por Domenico Losurdo [Tradução (revisada) de Pátria Latina] da institutojoaugoulart.com

Desde há alguns dias, grupos misteriosos atiram sobre os manifestantes e, sobretudo, sobre os participantes nos funerais que se seguiram aos acontecimentos sangrentos. Quem compõe estes grupos? As autoridades sírias sustentam que se trata de provocadores, ligados essencialmente aos serviços secretos estrangeiros. No Ocidente, em contrapartida, mesmo à esquerda endossa-se sem qualquer dúvida a tese proclamada em primeiro lugar pela Casa Branca: aqueles que atiram são sempre e apenas agentes do governo sírio vestidos à paisana. Obama será a voz da verdade? A agência síria Sana relata a descoberta de "garrafas de plástico cheias de sangue" utilizado para produzir "vídeos amadores falsificados" de mortos e feridos junto aos manifestantes. Como ler esta informação, que tomo do artigo de L. Trombetta em La Stampa de 24 de Abril? Talvez as páginas que se seguem, tiradas de um ensaio que será publicado em breve, contribuam para lançar alguma luz em cima disso. Se alguém se mostrar espantado ou mesmo incrédulo com a leitura do conteúdo do meu texto, que não se esqueça de que as fontes que utilizo são quase exclusivamente "burguesas" (ocidentais e pró-ocidentais)...



"Amor e verdade"



Nesses últimos tempos, com as intervenções sobretudo da secretária de Estado Hillary