domenica 11 dicembre 2011

Cosa succede in Russia?

Si profila una nuova rivoluzione colorata? A chiarire la situazione in Russia può contribuire l'intervento di Mauro Gemma, sul quale apriamo il dibattito [DL].

Permettetemi di esternare alcune considerazioni su quanto sta accadendo in Russia e di lanciare un allarme, determinato anche dal modo come la "sinistra radicale" italiana e i suoi organi di stampa stanno affrontando la questione.
Mauro Gemma
Care compagne/i,
 
Quali scenari si stanno aprendo? A dispetto dei soliti utili idioti di certa "sinistra" italiana che rischiano di prendere le stesse cantonate delle "primavere arabe" (i titoli a caratteri cubitali del tipo "occupy Moscow!", quando a "occupy" ci stanno anche signori come il nazista Limonov e l'ex premier Kasyanov cacciato da Putin e che è noto come "Misha 2%" per le tangenti che chiedeva sulle transazioni con le multinazionali occidentali), le tendenze filo-occidentali (Medvedev?) presenti al Cremlino potrebbero operare un rimescolamento di governo (cacciando Putin dal posto di premier prima delle presidenziali) e richiamare esponenti della cricca eltsiniana, molti dei quali sono alla testa dell'attuale movimento che punta direttamente al potere. Già la grancassa mediatica (con appendici di "sinistra" al seguito, le stesse che non muovono un dito contro i preparativi di guerra a Siria e Iran) sta preparando il terreno alla manifestazione del 24 dicembre (ignorando quella dei comunisti russi del 18). Berezovskij e gli oligarchi malversatori del clan Eltsin, che stanno dietro le quinte in esilio a Londra e negli USA, si apprestano a tornare, fregandosi le mani. Un po' come a Kiev nel 2004 e si è visto come è finita. Ma la sinistra italiana, prima di capire, deve provare. E ancora non basta. L'importante anche per certi presunti "sinistri" sembra essere assecondare il gioco politico dell'Occidente, con le sue mire sulle grandi ricchezze della Russia, il cui saccheggio si era interrotto con la fine dell'era Eltsin , e indebolire il fronte di coloro che si oppongono all'imperialismo nel mondo, eliminando la scomoda contraddizione di una Russia che vuole fare per conto proprio, ostacolando l'avanzata della NATO.
In questo contesto, sono convinto che la posizione assunta dai comunisti russi sia francamente sbagliata. Il PCFR esce da un successo elettorale di dimensioni straordinarie. All'indomani del voto Putin ha immediatamente avanzato alle forze di opposizione e ai comunisti per primi una proposta di "patto di legislatura" che lascia intravvedere grandi aperture sul piano delle politiche sociali (in Russia sono già annunciati aumenti di salari e pensioni) e una più ferma posizione internazionale, del resto già ampiamente dimostrata dall'irrigidimento di Mosca nei confronti dell'Occidente in merito ai missili USA in Europa e alle questioni di Siria e Iran. E i comunisti che fanno? Non prendendo atto del fatto che la questione dei brogli (veri e giustamente da denunciare) non cambia sostanzialmente i rapporti di forza nella Russia post-elettorale, affiancano nella sostanza la campagna scatenata dall'amministrazione statunitense e avallano, nei fatti (anche se formalmente ne prendono le distanze), il movimento, guidato dagli esponenti di uno schieramento politico liberale erede del periodo eltsiniano che, nella Duma da anni non riesce ad entrare tanto è inviso all'elettorato russo, che ne è ha già provato le ricette amare. Il risultato è che, grazie anche al baccano mediatico sollevato in Occidente, le iniziative del PCFR (che pure non ha escluso di trattare con Putin su alcune questioni, ma facendo la voce grossa) vengono sistematicamente oscurate e il primo piano è conquistato da questa folla (sicuramente inferiore nei numeri di quella che viene strombazzata) di sostenitori dei bei tempi andati dello "eltsinismo" (in parte foraggiati a suon di dollaroni). Ieri il PCFR, forse colto da qualche preoccupazione circa gli sviluppi imprevisti, ha denunciato la natura reazionaria dei dirigenti di questo movimento. Ma ho l'impressione che ormai sia troppo tardi.
Scusate compagne/i, se vi ho preso del tempo, ma sono molto preoccupato e convinto che dai comunisti del nostro paese debba venire una risposta adeguata e razionale a quanto sta accadendo a Mosca. Se il potere, in Russia, dovesse essere trasferito ai settori che animano questo movimento, sarebbe una tragedia per tutto il fronte antimperialista. La Russia verrebbe siucuramente recuperata al gioco della NATO, esattamente come succedeva nel tragico periodo del potere eltsiniano.
Mi auguro di sucitare attenzione e confronto

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Dear all
As to this subject, please read what Israel Shamir has written about the dimension and bias of fraud in Russian elections. It’s the opposite of what the media tell here. United Russia has officially had 49 per cent, but probably only 32, whereas communists had officially 19, but probably 35. On top of this, it's the "liberal" pro-western right that is taking advantage of the situation...
http://www.counterpunch.org/2011/12/07/what-really-happened-in-the-russian-elections/
Simultaneously, some milieus of Russian nationalism seem completely desperate vis-à-vis elections and put their hopes in courts of justice, which in my opinion is also politically a dead-end:
http://www.statopotenza.eu/961/stato-e-potenza-incontra-leonid-savin
For the moment, if the figure of prime minister is suppressed, that means mostly to hinder Putin’s perspectives, and probably open the way for some more pro-Western people.
Saudações cordiais,
João Carlos Graça

Anonimo ha detto...

Secondo me il rischio di una rivoluzione colorata in Russia è largamente sopravvalutato. Gente come Boris Nemtsov o i liberali di Jabloko hanno uno scarsissimo seguito. Le elezioni saranno state in parte pilotate, ma di fatto Putin ha dalla sua ancora la maggior parte del paese dalla sua. L'atteggiamento del KPRF non so come giudicarlo, francamente non ho abbastanza elementi per poter criticare la sua strategia non vivendo in Russia e non conoscendo la situazione interna.

Cordialmente

Gabriele Repaci