Pubblichiamo un'intervista di Marie-Ange Patrizio a Domenico Losurdo, nella quale vengono esposti alcuni dei temi più importanti del libro. Nei prossimi giorni Domenico Losurdo realizzerà un'intervista per la PdCI TV [SGA].
Non-violenza, lotta per la pace e «rivoluzioni colorate»
Un’intervista a Domenico Losurdo
di Marie-Ange Patrizio
D. Il tema della non-violenza ci fa subito pensare a Gandhi: qual è il giudizio che esprimi su questa grande personalità storica?
R. Occorre distinguere due fasi nell’evoluzione di Gandhi. Nel corso della prima egli non pensa affatto a un’emancipazione generale dei popoli coloniali. Chiama invece la potenza coloniale, la Gran Bretagna, a non confondere il popolo indiano, che al pari degli inglesi può vantare un’antica civiltà e origini razziali «ariane», coi neri, anzi coi «rozzi cafri, la cui occupazione è la caccia e la cui sola ambizione è di radunare un certo numero di capi di bestiame al fine di acquistare una moglie per poi trascorrere un’esistenza di indolenza e nudità». Pur di conseguire la cooptazione nella razza dominante, nel popolo dei signori (ariani e bianchi), agli inizi del Novecento Gandhi chiama i suoi connazionali a mettersi al servizio dell’esercito imperiale impegnato in una feroce repressione a danno degli zulù...
3 commenti:
Ho comprato il libro e lo leggero' con attenzione.Una osservazione doverosa a proposito delle rivoluzione colorate. Le tecniche della nonviolenza, come le tecniche della violenza, possono essere utilizzate da tutti. E' vero che sono state utilizzate per destabilizzare governi "scomodi", ma gli USA hanno talvolta usato gli studi di studiosi delle tecniche nonviolente, su tutti Gene Sharp, ma, soprattutto a lui, hanno tagliato i fondi per le ricerche. Insomma le tecniche le sfruttano ma la nonviolenza, che non e' solo tecniche di lotta politica, rimane scomoda per il potere sia esso capitalista sia di altro tipo.La nonviolenza e' soprattutto contro il potere, cioe' "non bisogna prendere il potere ma trasformarlo."Non esiste poi un "Internazionale nonviolenta"ma ciascuno e' responsabile solo di cio' che fa in prima persona, se qualcuno utilizza in un modo discutibile la nonviolenza non e' detto che sia meno credibile un altro che utilizza la nonviolenza.
sto leggendo il libro, e penso che in quanto dice palombo vi sia un equivoco di fondo. la tesi di Losurdo non mi pare ridursi ad una valutazione della "non-violenza" quale strumento di pressione (politica e morale) ed una sua assegnazione a questa o quella parte dello steccato politico. mi sembra invece che lo scopo di Losurdo sia altro, ossia quello di dimostrare, fatti storici alla mano, che un'interpretazione "innocente" della storia del movimento "non-violento", contrapposta - neii metodi e nello spirito - a quella del movimento operaio e della tradizione rivoluzionaria, non sembra possibile.
Il movimento non violento appare percorso da contraddizioni così esplicite che ogni agiografia à la Pannella (per intenderci), o peggio à la Bertinotti, appare infondata e profondamente ideologica.
Non ne viene fuori una condanna della non-violenza in quanto metodo (per la quale, invece, nel libro si colgono anche giudizi lusinghieri), bensì una condanna di una totemizzazione della non-violenza, del tutto avulsa dalla realtà, che nasconde (come nel caso delle rivoluzioni colorate) ben altri fini, per nulla non-violenti.
Maurizio Canfora
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