Giovedì 4 marzo sarà in libreria l’ultimo libro di Domenico Losurdo:
La non-violenza. Una storia fuori dal mito
Laterza, Roma-Bari, pp. 286, € 22
E’ un libro che confuta luoghi comuni consolidati e che anzi contiene novità clamorose. Per darvene un’idea indiciamo tra i lettori una gara scherzosa: chi sono le due grandi personalità del Novecento che hanno pronunciato le dichiarazioni qui sotto riportate? Dopo le prime risposte e i primi interventi, daremo la parola all’autore per le sue puntualizzazioni. In palio, una copia omaggio del libro di Losurdo.
I lettori sono pregati di inviare le loro risposte nei commenti al post oppure direttamente a domenico.losurdo@uniurb.it [SGA].
Prima dichiarazione«Abbiamo un senso più profondo del dovere e perciò per noi dovrebbe essere più facile arruolarsi come volontari. Non siamo sopraffatti dalla paura allorché centinaia di migliaia di uomini muoiono di fame o di pestilenza […] Perché mai dovremmo temere la morte che forse può sopraggiungere sul campo di battaglia?».
Seconda dichiarazione
Non posso descriverti il mio stato morale. Involontario strumento di una forza che odio dal profondo dell’anima! […] Sopra noi l’inferno è scatenato. Io non sparerò […] Tutti sono completamente stufi del macello […] Tutti i pericoli non hanno importanza; soltanto l’uccidersi a vicenda, questo io non lo posso [tollerare]: questo è troppo […] Io non tirerò anche se mi fosse ordinato di tirare. Mi si potrebbe per questo fucilare. Altri sono del mio parere […] Mi sono di nuovo provvisoriamente liberato del mio fucile. Così vado senz’armi al lavoro, perciò mi sento interiormente libero».
9 commenti:
La mia risposta: la prima frase potrebbe essere del Gandhi prima maniera, la seconda, visto lo scenario e la terminologia adottata, mah, mi butto: Hitler!
Egregio professore, mi scusi se non rispondo alla Sua domanda, ma ne approfitto per fare invece una considerazione di carattere generale. In poche parole, io La seguo con interesse: quel che scrive è sempre molto stimolante. Io non sono né marxista né materialista né comunista (voto comunque a sinistra). La mia visione del mondo è, credo, molto diversa dalla Sua. Tuttavia credo che su un punto almeno io, e forse anche altri come me, e Lei ci si trovi d'accordo: la necessità assoluta, per noi, di liberarci dell'egemonia americana, che è qualcosa di onnipervasivo, di asfissiante. Non è che io consideri la Cina odierna, per esempio, come un ideale, tutt'altro; ma, se può servire a far crollare davvero l'Impero, mi va anche bene (senza però per questo accettare l'inaccettabile). Male minore, contrappeso...: lo chiami come crede. Il nostro problema, comunque, è l'America: finché saranno in piedi come superpotenza unica, noi non esisteremo neppure, perché il loro dominio è assoluto, addirittura sub-liminale, ci inibisce di fatto di pensare autonomamente. I filoamericani che oggi pullulano per me sono come gli austriacanti di un secolo e mezzo fa. Scusi la confusione di questo sfogo.
Un comunista il primo e un nonviolento il secondo, verrebbe da dire. O è un trabocchetto e le cose stanno esattamente al contrario? Se è così - e giusto per nominare due italiani - la prima frase potrebbe essere di Aldo Capitini e la seconda di Velio Spano.
Giulio Santarelli
Secondo me il primo è Lenin e il secondo è Tolstoj.
Sandro Bettin
Concordo con Pasquinelli: Gandhi la prima, Hitler la seconda.
Direi anch'io: 1) Gandhi 2) Hitler
Massimo Villivà
Io invece direi: 1) Gandhi e 2) Goebbels.
Luca Segi
Stimatissimo prof.,
a quando la risposta?
Affezionata lettrice.
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