sabato 31 ottobre 2009

Dino Cofrancesco su Zizek e Losurdo


Veniamo a sapere in ritardo di questo articolo. Per quanto alcuni dei giudizi contenuti nell'articolo, in particolare quelli volti a criticare Zizek, ci appaiano decisamente faziosi e strumentali, abbiamo deciso di segnalarlo in quanto contiene alcuni significativi spunti di riflessione.

Slavoj Zizek. Chic e incomprensibile: così si diventa un guru
di Dino Cofrancesco, “Libero”, sabato 19 settembre 2009, pp. 34-5

Per la “società aperta” è forse una fortuna che i suoi “nemici” non abbiano lo stile, la chiarezza concettuale e la capacità comunicativa della lingua inglese - una «lingua onesta», la definiva Gaetano Salvemini... - ma parlino con la voce di Giorgio Agamben o di Slavoj Zizek, avvolgendo i loro discorsi iniziatici in una fitta nube misterico-filosofica in cui la impenetrabile (talora) oscurità di Martin Heidegger viene centuplicata dalle letture e interpretazioni dei suoi lettori francesi postfreudiani, da Lacan a Derida a Rancière. Forse è un’atroce beffa della storia che per comprendere un vedovo del totalitarismo comunista, come Slavoj Zizek, autore del davvero anticonformista Il soggetto scabroso (Raffaello Cortina), non basti una laurea in filosofia, ma occorra un master sul pensiero francese dopo Sartre [...]
Domenico Losurdo, nei suoi numerosi, godibili e istruttivi saggi - che per ricchezza di documentazione e limpidezza espositiva hanno molto da insegnare anche a quanti come me non ne condividono le tesi - aveva esposto le stesse critiche all’Occidente liberale, all’imperialismo americano, all’invadenza del mercato, senza mai assurgere al rango di star di prima grandezza nella repubblica delle lettere. Forse perché porta un cognome meridionale e insegna in una Università che i suoi colleghi ritengono ai confini dell’Impero...

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