giovedì 3 settembre 2009

L'anniversario dell'invasione nazista della Polonia riaccende la polemica su Stalin. Anche a sinistra domina ormai la Dottrina Truman

L'anniversario dell'invasione nazista della Polonia è stato occasione, nei giorni scorsi, di numerosi interventi pubblici in ambito storiografico. Sia nelle celebrazioni ufficiali che nelle ricostruzioni giornalistiche, l'interesse dominante non è stato però quello di richiamare alla memoria la barbarie del Terzo Reich quanto quello di puntare l'indice contro Stalin e l'Urss.
La Dottrina Truman è diventata lingua comune nell'opinione pubblica: nazismo e comunismo sono stati due mostri totalitari gemelli e il patto di non aggressione firmato da Molotov e von Ribbentrop lo dimostra in maniera lampante. Fino a qualche anno fa, questo genere di argomentazioni era il cavallo di battaglia di intellettuali come Indro Montanelli. Oggi è una tesi condivisa da "il manifesto" (e questo non stupisce affatto) e ripresa persino da aree culturali che si richiamano alla storia del movimento operaio: "essere stati comunisti", si potrebbe dire.
E' il sintomo di quanto siano arretrati i rapporti di forza politico-sociali e di quanto lunga e incerta, ingrata e minoritaria, sarà la resistenza culturale di coloro che, in questo paese, ritengono ancora importante un approccio materialistico alla realtà storica.
Per contribuire al dibattito in corso, ripubblichiamo uno stralcio dal libro di Domenico Losurdo su Stalin.
SGA


Stalin, il nazismo e la guerra
di Domenico Losurdo
(da Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, Carocci, Roma 2008)

[...] Nella gara per giungere ad un compromesso o ad un’intesa col nuovo regime insediatosi a Berlino, Stalin arriva decisamente ultimo. E’ del 20 luglio 1933 il Concordato tra la Germania e la Santa Sede, che garantisce la fedeltà dei cattolici tedeschi al nuovo «governo formatosi in conformità alla Costituzione» (verfassungsmässig gebildete Regierung): un riconoscimento che avviene a poca distanza di tempo dal varo delle leggi eccezionali, col ricorso al terrore, e dall’emergere dello Stato razziale, con le prime misure a carico dei funzionari di «origine non ariana»...
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2 commenti:

Matteo ha detto...

Premetto che è lungi da me paragonare l'Unione sovietica al nazismo, tuttavia credo che il patto con la Germania sia stato un errore politico fondamentale, non solo perché gettò, come era ovvio, confusione tra i partiti comunisti di mezza Europa, ma soprattutto perché, come viene giustamente sostenuto anche nel pezzo citato, l'obiettivo principale di Hitler non era l'Europa, ma l'Urss, di conseguenza era chiaro che quel patto sarebbe stato solamente un tentativo di Hitler di ingannare Stalin e che sarebbe stato puntualmente disatteso, come poi è avvenuto.
Condivido l'opinione sull'atteggiamento decisamente miope delle potenze europee, Gran Bretagna in testa, circa la politica della Germania e le loro responsabilità nel non aver arrestato per tempo l'espansione nazista, ma anzi nell'averla agevolata, tuttavia non si può non riconoscere parimenti una responsabilità da parte sovietica nel non aver tentato una via diplomatica con Usa e Gran Bretagna, visto che dalla Germania non ci si poteva aspettare altro che un'invasione, iniziativa che invece quantomeno non sarebbe partita dai paesi anglosassoni.

Marcus Castanhola ha detto...

A polêmica sobre se Stalin deve ou não ser "demonizado", se Trotsky estava correto ou não em defender a revolução em um único país, apenas expõe vergonhosamente a incompetência dos que se consideram marxistas em construir a dignidade humana sem repetir os mesmos erros corretamente criticados.
Superar as inúmeras distorções inerentes aos sistemas produtivos apresentados pela história, requer mais do que desvendar intrigas de bastidores da Rússia soviética, que embora seja imprescindível à contrução correta dessas passagens históricas, objetivamente em nada contribui para o salto qualitativo que a raça humana precisa realizar no que se refere ao complexo que representa a produção e distrubuição de suas riquezas.
O aperfeiçoamento da teoria marxiana na base científica do socialismo se perdeu na fragilidade científica de alguns postulados que não foram competentemente atualizados, se perdendo da mesma forma utópica que havia sido contestada à época de Marx, e que hoje, muitas vezes, resultou até mesmo na capitulação de seu caráter anti-capítalista.

Marcus Castanhola
4ª VIA