La presa di posizione, vibrante e precisa, di ISM-Italia
chiama tutti a riflettere. A tale proposito mi permetto di rinviare a quanto ho
scritto nel mio libro La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo,
guerra, a conclusione del paragrafo 8. 7 [DL]:
«La serietà
della lotta per la difesa dell’ambiente si misura anche dall’impegno contro
l’imperialismo e la sua politica di guerra. La fuga dai reali conflitti del
mondo odierno e l’arroccamento in una sorta di corporativismo ecologico non
promettono nulla di buono né su un fronte né sull’altro».
Lettera agli attivisti di Legambiente, WWF, Italia Nostra e
Greenpeace
Oggetto: Gemellaggi con Israele per
tutelare l’ambiente
Da un lancio dell’ANSA del 5 febbraio in allegato, apprendiamo, con profondo sconcerto e indignazione, che i presidenti di Legambiente, Vittorio Gogliati Dezza, del WWF, Fulco Pratesi, di Italia Nostra, Carlo Ripa di Meana e di Greenpeace, Andrea Purgatori, si sono incontrati con l’ambasciatore israeliano Naor Gilon e con il ministro Gian Luca Galletti, per promuovere “futuri gemellaggi con l’obiettivo di tutelare l’ambiente”. In prospettiva, oltre a uno specifico appuntamento in occasione di Expo 2015, anche “un viaggio in Israele per conoscere quali risorse vengono impiegate nella difesa della natura”.
Per chi conosce, anche minimamente, la tragedia della Palestina
storica sottoposta nel 1948 a una feroce “pulizia etnica”, della Cisgiordania,
sottoposta insieme alla Striscia di Gaza dal 1967 a un regime di Apartheid e,
infine, della Striscia trasformata dal 2007 in un grande campo di
concentramento a cielo aperto, fatto oggetto periodicamente di violentissime operazioni
militari di natura genocidaria (da “Piombo fuso” del dicembre 2008 alla più
recente operazione “Margine protettivo” del luglio 2014), le considerazioni
esposte nell’articolo citato appaiono macabre.
Suona
macabra l’affermazione che in Israele “è positivo il bilancio fra alberi
tagliati e quelli piantati” perché è facile documentare che lo Stato di Israele
ha, dal 1967, sradicato 800.000 ulivi, la principale fonte di sussistenza
della popolazione palestinese dei territori occupati. Vedi Uprooted, http://visualizingpalestine.org/visuals/olive-harvest
.
Suona
macabra l’affermazione che “in Israele ci sono 150 riserve naturali e
parchi naturali”, perché è facile documentare che molte di queste riserve e di
questi parchi sono stati realizzati per occultare i resti dei villaggi
palestinesi distrutti nel 1948, oltre 500.
Suona
macabro il riferimento alla gestione delle acque e dei fiumi, sapendo
del feroce sfruttamento delle fonti idriche a esclusivo vantaggio della
popolazione israeliana e delle colonie illegali in Cisgiordania. Con il divieto
per i palestinesi anche di scavare pozzi.
Suona
macabro ogni riferimento alla “sensibilizzazione nelle scuole verso i
temi ambientali”, sapendo che, nella Striscia di Gaza, le scuole, anche quelle
gestite dalle Nazioni Unite, sono state oggetto di bombardamenti mirati.
Vedi
OCHA, United Nation Office for the Coordination of Humanitarian Affairs
occupied Palestinian territory, Fragmented Lives Humanitarian Overview 2014,
March 2015,
Nel
ribadire la nostra indignazione per il comportamento dei massimi esponenti
delle vostre organizzazioni e restando a vostra disposizione per ogni ulteriore
e più dettagliata informazione sui “crimini di guerra” e sui “crimini
ambientali” commessi dallo Stato di Israele, vogliamo augurarci che da parte
degli attivisti delle associazioni ambientalistiche si manifesti un fermo e
netto rifiuto contro ogni forma di gemellaggio e di collaborazione, diretta o
indiretta, con lo Stato di Israele.
Alfredo
Tradardi
Coordinatore
ISM- Italia
Torino
27 marzo 2015
Allegato
Italia e Israele futuro gemellaggio per Ambiente
Puntano a scambio conoscenze e tecnologie
ANSA > Ambiente&Energia > Istituzioni e UE > Italia e Israele, futuro gemellaggio per Ambiente
05 febbraio, 12:20
Gli alberi più grandi e vecchi sono i veri polmoni della Terra (fonte: Asier Herrero)
Scambio
di esperienze e confronto sulle più urgenti problematiche ambientaliste fra
Italia e Israele, che puntano a trasferirsi il know how in vari settori per
migliorare la tutela dell'ambiente. Così i due Paesi intendono collaborare e lo
hanno spiegato in occasione della festività ebraica di 'Tu Bishvat-il Capodanno
degli alberi' e in vista di Expo 2015.
In
occasione dell'Expo, "sull'ambiente bisogna cogliere l'attenzione di tutti
i Paesi del mondo" e per questo ci sarà una giornata dedicata
all'approfondimento dei temi ambientali ha detto il ministro dell'Ambiente Gian
Luca Galletti, incontrando i rappresentanti del Council for a beautiful Israel,
l'ambasciatore dello Stato di Israele, Naor Gilon e i presidenti delle
associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente, Wwf e Italia Nostra.
Italia
e Israele puntano dunque a creare un gemellaggio con l'obiettivo di tutelare
l'ambiente e le risorse del proprio Paese e ad uno scambio di tecnologie e
nuove pratiche. In Israele, "piantare alberi è una tradizione", tanto
che "ne sono stati piantati 240 milioni", ha spiegato il biologo
marino Angelo Colorni, del Centro nazionale di Marecoltura israeliano. Su una
superficie di 250mila ettari in Israele - ha ricordato - ci sono 150 riserve
naturali e 65 parchi naturali.
Nel rilevare che in Israele "è positivo il bilancio fra alberi tagliati e quelli piantati", l'ambasciatore Gilon ha auspicato che in occasione dell'Expo ci sia anche un incontro interreligioso fra cibo e ambiente.
Parlando del proprio campo di ricerca, l'acquacoltura, Colorni ha rilevato il gran lavoro fatto per la "riabilitazione dei fiumi di Israele, troppo scarsi" che grazie a "massicci sforzi del governo sono sati riportati in vita con la presenza di numerosi pesci". Grandi sforzi sono stati compiuti anche per sviluppare tecnologie per l'allevamento di pesci di acqua salata (dalle orate alle spigole) anche a fronte del problema dell'inquinamento delle acque del golfo. Motivo per cui tonnellate di pesci sono state trasferite nel mar Mediterraneo.
Nel rilevare che in Israele "è positivo il bilancio fra alberi tagliati e quelli piantati", l'ambasciatore Gilon ha auspicato che in occasione dell'Expo ci sia anche un incontro interreligioso fra cibo e ambiente.
Parlando del proprio campo di ricerca, l'acquacoltura, Colorni ha rilevato il gran lavoro fatto per la "riabilitazione dei fiumi di Israele, troppo scarsi" che grazie a "massicci sforzi del governo sono sati riportati in vita con la presenza di numerosi pesci". Grandi sforzi sono stati compiuti anche per sviluppare tecnologie per l'allevamento di pesci di acqua salata (dalle orate alle spigole) anche a fronte del problema dell'inquinamento delle acque del golfo. Motivo per cui tonnellate di pesci sono state trasferite nel mar Mediterraneo.
Il
Council for a beautiful Israel ha contribuito a questo e altri progetti, per
esempio nel riciclo dei rifiuti o nella sensibilizzazione contro i mozziconi di
sigarette per strada o i residui di cani e gatti (quelli randagi sono 3
milioni), promuovendo il senso civico e quello della bellezza. E fra le
iniziative anche la pulizia delle spiagge e la sensibilizzazione nelle scuole
verso i problemi ambientali. Il ministro Gian Luca Galletti ha rilevato che
"non si può prescindere dall'Ambiente": pur riconoscendo l'importanza
della tecnologia bisogna riconoscere e fare i conti la natura, ad esempio i
cambiamenti climatici e i fenomeni meteo estremi. Quindi, bisogna pensare
all'oggi ma anche a quello che si lascia alle generazioni future. "Occorre
trovare un punto di convergenza anche con Paesi distanti e a prescindere dalle
differenze religiose o culturali", ha detto il ministro portando ad esempio
la sua visita in Cina dove lo smog è come una nebbia perenne: "quello dei
cinesi è anche un nostro problema".
Nell'incontro
organizzato da 'The italian council for a beatiful Israel' con il Ministro
dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, l'Ambasciatore dello Stato di Israele, Naor
Gilon, e i rappresentanti delle associazioni Legambiente Vittorio Cogliati
Dezza, Greenpeace Andrea Purgatori, Wwf Fulco Pratesi, Italia Nostra, Carlo
Ripa di Meana, è stato rivolto loro l'invito di un viaggio in Israele per
conoscere quali risorse vengono impiegate nella difesa della natura. La scelta
del Capodanno degli alberi è stata fatta "per testimoniare che gli Ebrei
nascono come popolo di pastori per poi diventare anche agricoltori che quindi
imparano presto a celebrare le proprie feste sublimando i cicli della natura:
la semina, il raccolto, le primizie, gli alberi. Tu Bishvat (detta anche
Rosh-ha-shanà Lailanoth: capodanno degli alberi) cade il 15 di Shevat secondo
il calendario ebraico che, essendo lunare e quindi più aderente ai cicli della
natura, non corrisponde ad una data fissa del calendario gregoriano".
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