Pubblico senz'altro questo intervento e invito i lettori ad animare il dibattito, inviando le email a domenico.losurdo@uniurb.it [DL].
Il golpe in Sirie e quelli in Italia
Giancarlo Scotuzzi Milano, 11 giugno 2012
Le
rivelazioni del giornalista francese Thierry Meyssan sull’imminenza di una
manipolazione mediatica in Siria, propulsiva di un colpo di Stato a vantaggio
degli Stati Uniti e dei loro alleati, sono credibili. Promanano da fonte sana e
attendibile. Meyssan è stato il primo a svelare che dietro gli attentati
dell’11 settembre 2001 c’era il governo degli Stati Uniti; tra i primi ha
sbugiardato le rivoluzioni colorate inscenate ovunque possibile dagli Stati
Uniti; è stato il primo a documentare la manipolazione mediatica che ha spinto
gli elettori dei paesi made in Usa
(italiani compresi) a salutare la neocolonizzazione della Libia come una guerra
di liberazione dal tiranno; penultimo riconoscimento a Meyssan: ha denunciato
sin dall’inizio come la rivolta anti-Assad sia uno stratagemma virtuale dato a
bere alla stampa embedded (arruolata)
dell’Occidente, giornali e tivù italiani tra i massimi beoni. Da senno, un
tocco di credibilità personale: Meyssan, che da anni gestiva a Parigi un portale
di controinformazione internazionale (Réseau Voltaire), è stato costretto a
fuggirne, riparando in Libano, per la buona ragione che i servizi segreti
francesi s’erano impegnati con quelli americano a farlo fuori.
Attribuita
alla notizia sul golpe mediatico annunciato in Siria la credibilità che merita,
credo sia urgente, per la sinistra rivoluzionaria italiana, porsi due domande.
La
prima: è possibile che il popolo sovrano – domani in Siria, dopodomani in Italia
– sia talmente credulone da prendere per oro colato tutto ciò che la televisione
gli propina? Possibile che obbedisca agli impulsi del piccolo schermo (e della
carta stampata che lo scimmiotta), al punto da essere disposto ad abiurare,
dinanzi a immagini inedite, tutto quanto ha sedimentato in anni di altre visioni
televisive e, soprattutto e speriamo, di letture e di deduzioni in proprio?
La
seconda domanda: se la risposta alla prima è affermativa, se cioè non soltanto
gli umori, ma persino i convincimenti profondi e supposti maturati e gravi (come
l’assenso a una guerra!) dipendono da poche ore (cumulate qualche minuto qui e
uno là, negli interstizi di una quotidianità focalizzata altrove) di esposizione
al piccolo schermo, come speriamo di evitare, noi comunisti rivoluzionari, che
dopodomani una manipolazione mediatica ci attribuisca chissà quali nequizie e
dunque convinca il popolo che è il caso di toglierci di mezzo?
La
risposta alla prima domanda (gli italiani sono creduloni?) è in questi titoletti,
sintesi estrema di un Libro nero della
democrazia in Italia che prima o poi qualcuno dovrà decidersi a scrivere.
Berlusconi
È
sceso in politica, si è fatto eleggere, ha governato e continua a co-governare
(è il plinto principale del governo Monti) nella totalità illegalità. Una legge
dello Stato (ove non bastasse il buon senso distillato dalla Costituzione)
vieta ai titolari di concessioni pubbliche, e a maggior ragione di quelle
televisive, di candidarsi alle elezioni. Berlusconi ne possedeva tre, sulle tre
maggiori private. Arrivato al governo le ha mantenute, maggiorandole dell’uso
di quelle pubbliche. Ancora: ha esteso i propri tentacoli mediatici a centinaia
di piccole e medie televisioni private, subordinandole con accordi commerciali
di stile coloniale. Ebbene: forse che quello di Berlusconi non è stato un golpe
mediatico? Forse che qualche partito politico ha fatto resistenza? Nessuno.
Neppure il governo cosiddetto di sinistra (partecipato anche da Rifondazione e
Pdci, gli stessi che ora pretendono chiamare a raccolta i rivoluzionari…) ha
mai osato mettere mano a un conflitto di interessi (tra il Berlusconi
imperatore mediatico e il Berlusconi politico) che è la negazione della democrazia
italiana.
Europa
Gli
elementi costitutivi di uno Stato sono: il territorio, la potestà legislativa,
il braccio armato. L’Italia li ha ceduti tutti e tre a un sovra-Stato chiamato
Unione Europea, alla Nato e agli Stati Uniti. La più grande base militare
italiana (Aviano) è territorio degli Stati Uniti. Ci sono centinaia di atomiche
innescabili esclusivamente dagli americani. A Vicenza (alla caserma Ederle, made in Usa) si è acquartierato il primo
contingente della Polizia Europea, che obbedisce esclusivamente alla
Commissione Europea, di cui stiamo per dire. Il parlamento italiano può
continuare a fare leggi, certo, purché non contrastino con quelle emanate dalla
Commissione Europea. No, non è un errore: le leggi europee non promanano dal
cosiddetto parlamento europeo, che non ha alcun potere legislativo, ma soltanto
un limitato diritto di veto sulle leggi, che sono frutto esclusivo della
Commissione Europea. La quale non è neppure espressione del Parlamento Europeo,
bensì dei potentati economici e dei governi europei. I sedicenti “deputati
europei” (come lo furono e continuano a esserlo anche alcuni esponenti della
cosiddetta sinistra italiana) sono burattini nelle mani della Commissione. I
ministri economici italiani e la Banca d’Italia possono pontificare sul piccolo
schermo quanto gli pare e proclamare tutti i provvedimenti e le riforme che gli
passano per la testa, ma in concreto contano il proverbiale fico secco perché
la politica economica si basa sulla gestione dei mezzi di pagamento, massime
sul potere di battere moneta, mentre in Italia non si stampa un euro senza il
permesso della Banca Europa, braccio finanziario dell’onnipotente Commissione.
Tutto
questo trasferimento di poteri dallo Stato italiano alla Commissione Europea è
formalizzato in una nuova Costituzione Europea (pudicamente ribattezzata
Trattato Europeo). È scritto nero su bianco: il popolo
italiano non è sovrano di un bel niente, se non di scegliere tra decine di
canali televisivi tutti distributori della medesima sbobba intossicante.
Ebbene:
qualcuno, tra i partiti presenti nel parlamento italiano o tra quelli che non
sono riusciti a rientrarci loro malgrado, si è mai opposto contro questo golpe
europeo ai danni della democrazia italiana? Qualcuno ha preteso di sottoporre a
referendum una Costituzione Europea che fagocita quella italiana?
Guerre
La
Costituzione della Repubblica Italiana (quella in vigore prima di essere violentata
dalla Costituzione Europea) è cristallina: le forze armate devono servire
esclusivamente per difender lo Stato. Concetto sacro, ribadito da
settanta’anni, ogni 25 aprile, dal Capo dello Stato giù giù sino al presidente
dell’Anpi di quartiere, come se a minacciare la democrazia basata sulla
Costituzione fossero i fantasmi dei nazisti. Ma intanto i governi pro-Usa
costruivano portaerei, che non servono a proteggere un Paese, ma a portare gli
aerei e la guerra in Paesi lontani. Erano talmente consapevoli di violare la
costituzione da battezzare la prima portaerei, la Garibaldi, “incrociatore tutto ponte”, se no il significante avrebbe tradito
l’inconfessabile significato. Al varo
della seconda portaerei, la Cavour,
l’intossicazione mediatica aveva ormai immunizzato il popolo quanto basta per
intortarlo. Ormai il terzo golpe mediatico italiano, bellico (dopo quello
televisivo e quello europeo), era andato in porto: anni di falsi reportage, di
false notizie, di immagini manipolate, di connivenze dei cosiddetti partiti di
sinistra, avevano fatto credere agl’italiani che la Jugoslavia era un coacervo
di etnie barbare che si massacravano a vicenda e che, ove non placcate,
avrebbero contaminato di barbarie anche l’Italia. Così il popolo italiano, radunato dinanzi ai
notiziari di regime come i nonni a Piazza Venezia inneggianti alle guerre del
Duce, fiduciò i successivi governanti, compresi quelli cosiddetti di sinistra:
l’Italia partì in guerra anche sotto la ferula di Prodi e d’Alema.
Ebbene:
s’è mai visto, contro tanta barbarie mediatica e bellica, levarsi un vagito di
resistenza che non fosse quello, meramente simbolico e inefficace, di rari intellettuali
con scarso seguito e irrisorio pondo sul teatrino mediatico?
Dagli
anni Novanta la maggioranza degl’italiani è snerbata di autonomia critica.
Crede a tutto ciò che le mostrano e le fanno leggere, purché siano visioni e letture
divertenti e ovvie.
All’oggi
e alla Siria: la risposta alla prima domanda (gl’italiani berranno la favola
sulla rivoluzione siriana?) è: sì.
Quanto
alla seconda domanda (che fare, noi comunisti rivoluzionari, per contrastare
l’onda barbarica?), la risposta ci rinvia all’urgenza di organizzarci. Mentre
in qualche migliaio leggiamo siti alla Losurdo e alla Meyssan, milioni di
telespettatori suggono la favola dei soldati di Assad che si fanno scudo di bambini.
Domani s’infiammeranno per la sorte degli eroici rivoluzionari siriani falciati
dalle raffiche delle truppe governative e affolleranno Piazza Venezia virtuale
– dove ieri hanno osannato Berlusconi e l’Europa über
alles – per plaudere
all’ennesima guerra coloniale.
E
noi, continueremmo ad appagarci di affidare il nostro sdegno alle email e ai
dibattiti tra intimi, versione moderna dei messaggi in bottiglia?
Insomma:
cogliamo il bollettino dal fronte siriano per quel che comunismo militante
esige: decidiamoci a fondarlo, questo Partito Comunista Italiano, o tra non
molto, quando Obama avrà scatenato l’annunciata Cyberwar (che gli consente di
censurare e manipolare tutto ciò che internet e onde televisive diffondono) i
nostri sfoghi, una volta vergati, dovremo passarceli a mano, se non ingoiarli.
Coups d’état : annoncé en Syrie, tus en Italie
Giancarlo Scottuzzi Traduit de l’italien par Marie-Ange Patrizio
Coups d’état : annoncé en Syrie, tus en Italie
Giancarlo Scottuzzi Traduit de l’italien par Marie-Ange Patrizio
Milan, 11 juin 2012
Les révélations du
journaliste français Thierry Meyssan sur l’imminence d’une manipulation
médiatique en Syrie, propulsive d’un coup d’Etat à l’avantage des Etats-Unis et
de leurs alliés, sont crédibles. Elles proviennent d’une source saine et digne
de foi. Meyssan a été le premier à dévoiler que derrière les attentats du 11
septembre 2001 se trouvait le gouvernement des Etats-Unis ; parmi les
premiers il a démasqué les révolutions colorées mises en scène, partout où
c’était possible, par les Etats-Unis ; il a été le premier à documenter la
manipulation médiatique qui a poussé les électeurs des pays made in usa (italiens compris) à saluer
la néo-colonisation de la Libye
comme une guerre de libération du tyran ; avant-dernière reconnaissance à
Meyssan : il a annoncé dès l’origine comment la révolte anti-Assad est un
stratagème virtuel dont on abreuve la presse embedded de l’Occident, journaux et télés italiennes au premier
rang des plus grands ivrognes. A l’aune du bon sens, un brin de crédibilité
personnelle : Meyssan, qui depuis des années gérait à Paris un portail international
de contre information (Réseau Voltaire), a été contraint de s’enfuir, pour se
réfugier au Liban[1], pour
la bonne raison que les services secrets
français[2]
s’étaient employés, avec leurs collègues étasuniens, à le liquider.
La crédibilité
qu’elle mérite étant attribuée à la nouvelle du coup médiatique annoncé en
Syrie, je crois urgent, pour la gauche révolutionnaire italienne, de se poser
deux questions.
La première :
est-il possible que le peuple souverain –demain en Syrie, après-demain en
Italie- soit jobard au point de prendre pour argent comptant tout ce que la
télévision lui sert ? Est-il possible qu’il obéisse aux impulsions du
petit écran (et du papier imprimé qui le singe), au point d’être disposé à
abjurer, devant des images inédites, tout ce qu’il a sédimenté pendant des
années d’autres images télévisées et surtout, espérons, de lectures et de
déductions personnelles ?
Deuxième
question : si la réponse à la première question est affirmative,
c’est-à-dire si non seulement les humeurs, mais jusqu’aux convictions profondes
et supposées maturées et graves (comme l’accord pour une guerre !) dépendent
de quelques heures (cumulées en quelques minutes de ci de là, dans les
interstices d’une quotidienneté focalisée ailleurs) d’exposition au petit
écran, comment pouvons-nous espérer éviter, nous communistes révolutionnaires,
qu’après-demain une manipulation médiatique ne nous attribue qui sait quelles
infamies et ne convainque donc le peuple qu’il y a lieu de nous liquider aussi
?
La réponse à la
première question (les italiens sont-ils des jobards ?) est évoquée dans les
sous-titres qui suivent, synthèse extrême d’un Livre noir de la démocratie en
Italie, qu’un jour ou l’autre il faudra bien que quelqu’un se décide à écrire.
Berlusconi.
Il est arrivé en
politique, il s’est fait élire, il a gouverné et continue à co-gouverner (il
est le pilier central du gouvernement Monti) en totale illégalité. Une loi de
l’Etat (au cas où le bon sens distillé
par la Constitution
n’aurait pas suffi) interdit aux titulaires de concessions publiques, et à plus
forte raison de concessions télévisuelles, de se présenter aux élections.
Berlusconi en possédait trois, sur les trois plus grosses privées. Arrivé au
gouvernement il les a gardées, en y rajoutant l’utilisation de celles
publiques. Mieux : il a étendu ses propres tentacules médiatiques à des
centaines de petites et moyennes télévisions privées, en les subordonnant par
des accords commerciaux de type colonial. Eh bien ? Le golpe de Berlusconi n’aurait-il pas été
un coup d’état médiatique ? Quelque parti politique a-t-il fait preuve de
résistance ? Personne. Pas même le gouvernement dit de gauche (auquel ont
participé aussi Rifondazione et le
Pdci, ceux-là même qui aujourd’hui prétendent en appeler aux révolutionnaires…)
n’a jamais osé dénoncer un conflit d’intérêt (entre le Berlusconi empereur
médiatique et le Berlusconi politique) qui est la négation de la démocratie
italienne.
Europe
Les éléments
constitutifs d’un Etat sont : le territoire, l’autorité législative, le
bras armé. L’Italie les a cédés tous les trois à un sur-Etat appelé Union Européenne,
à l’Otan et aux Etats-Unis. La plus grande base militaire italienne (Aviano)
est territoire des Etats-Unis. Il y a là des centaines d’armes atomiques que
seuls les Etasuniens peuvent déclencher. À Vicence (à la caserne Ederle, made in usa) a pris
ses quartiers le premier contingent de la Police européenne, qui obéit exclusivement à la Commission Européenne,
dont nous allons parler à présent. Le
parlement italien peut continuer à faire des lois, certes, pourvu qu’elles ne
viennent pas contrecarrer celles émanant de la Commission Européenne.
Non, ce n’est pas une erreur : les lois européennes ne sont pas
promulguées par le soi-disant parlement européen, qui n’a aucun pouvoir
législatif, mais rien qu’un droit de veto limité sur les lois, qui sont le
fruit exclusif de la Commission Européenne.
Laquelle n’est même pas une expression du Parlement Européen, mais bien celle des
potentats économiques et des gouvernements européens. Les soi-disant
« députés européens » (comme le furent et continuent de l’être
certains des dirigeants de la soi-disant gauche italienne) sont des
marionnettes aux mains de la
Commission. Les ministres économiques italiens et la Banque d’Italie peuvent
pontifier sur le petit écran autant qu’ils veulent et proclamer toutes les
mesures et réformes qui leur passent par la tête : mais concrètement ils
comptent autant que les prunes du proverbe, parce qu’une politique économique
se fonde sur la gestion des moyens de paiement, sur le pouvoir de battre
monnaie, alors qu’en Italie on n’émet pas un euro sans la permission de la Banque Europe, bras financier
de l’omnipuissante Commission.
Tout ce transfert de pouvoirs de l’Etat
italien à la Commission
Européenne est formalisé par une nouvelle Constitution
Européenne (pudiquement rebaptisée Traité Européen). C’est écrit noir sur
blanc : le peuple italien n’est souverain de rien du tout, si ce n’est de
choisir parmi des dizaines de chaînes télévisées toutes distributrices de la
même bouillie intoxicante.
Résultat : quelqu’un, parmi les partis
présents au parlement italien ou parmi ceux qui, malgré eux, ne sont pas
arrivés à y entrer, s’est-il jamais opposé à ce coup d’Etat européen aux
détriments de la démocratie italienne ? Quelqu’un a-t-il osé prétendre
soumettre à référendum une Constitution Européenne qui phagocyte celle italienne ?
Guerres
La Constitution de la République Italienne
(celle en vigueur avant d’être violentée par la Constitution
Européenne) est limpide : les forces armées doivent
servir exclusivement pour défendre l’Etat. Concept sacré, répété depuis
soixante-dix ans, chaque 25 avril, par le Chef de l’Etat jusqu’au moindre président
d’ANPI[3]
de quartier, comme si c’étaient les fantômes des nazis qui menaçaient la
démocratie fondée sur la
Constitution. Pendant ce temps les
gouvernements pro-Usa construisaient des porte-avions, qui ne servent pas à
protéger un pays, mais à porter les avions et la guerre dans des pays
lointains. Ils étaient tellement conscients, ces gouvernements, de violer la
constitution qu’ils en baptisaient le premier porte-avions, le Garibaldi,
«croiseur tutto ponte », sinon
le signifiant aurait trahi l’inconfessable signifié. Au lancement du second porte-avions,
le Cavour, l’intoxication médiatique avait désormais suffisamment immunisé le
peuple pour l’entarter. Désormais le troisième coup d’état médiatique italien,
guerrier (après le télévisé et l’européen), était arrivé à bon port : des années
de faux reportages, de fausses nouvelles, d’images manipulées, de connivences
des soi-disant partis de gauche, avaient fait croire aux Italiens que la Yougoslavie était un
nid d’ethnies barbares qui se massacraient entre elles et qui, si on ne les
calmait pas, allaient contaminer même l’Italie de leurs barbaries. Ainsi le
peuple italien, rassemblé devant les journaux de régime tout comme leurs
grands-parents à Piazza Venezia exaltant les guerres du Duce, donna sa
confiance aux gouvernements successifs, ceux d’une soi-disant gauche
compris : l’Italie partit aussi en guerre sous la férule de Prodi et de
D’Alema.
Et alors : a-t-on jamais vu, devant tant
de barbarie médiatique et guerrière, s’élever le moindre vagissement de
résistance à part celui, purement symbolique et inefficace, de rares
intellectuels à faible audience et poids dérisoire sur le petit théâtre
médiatique ?
Depuis les années 90’, la majorité des Italiens
est dénervée d’autonomie critique. Elle
croit tout ce qu’on lui montre et ce qu’on lui fait lire, pourvu que ce soit
des images et des lectures divertissantes et simplistes.
Venons-en au
présent et à la Syrie :
la réponse à la première question (les Italiens vont-ils avaler la fable sur la
révolution syrienne ?) est : oui.
Quant à la deuxième
question (que faire, nous communistes révolutionnaires, pour affronter la vague
barbare ?), la réponse nous renvoie à l’urgence de nous organiser. Pendant
que nous sommes quelques milliers à lire des sites à la Losurdo et à la Meyssan, des millions de
téléspectateurs tètent la fable des soldats d’Assad prenant des enfants comme
boucliers humains. Demain ils s’enflammeront
pour les pseudos héros révolutionnaires syriens fauchés par les rafales
des troupes gouvernementales, et se presseront sur une Piazza Venezia virtuelle
–où ils ont hier encensé Berlusconi et l’Europe über alles- pour applaudir l’énième guerre coloniale.
Et nous, continuerons-nous à nous contenter
de défouler notre dédain en emails et débats entre intimes, version moderne de
la bouteille à la mer ?
En somme : prenons le bulletin du front
syrien pour ce qu’un communisme militant exige : décidons-nous à le
fonder, ce Parti Communiste Italien, ou bien sous peu, quand Obama aura
déchaîné la Cyberwar annoncée (qui
lui permet de censurer et manipuler tout ce qu’Internet et ondes télévisées
diffusent), nos défoulements, une fois griffonnés, nous devrons nous les passer
de main en main, si ce n’est les manger.
* Giancarlo Scotuzzi est journaliste ; retraité à
Milan, il a travaillé dans plusieurs organes de presse et notamment dans l’ex
journal coopératif de la région de Brescia (Bresciaoggi) avant de fonder le
journal en ligne Il Cronista. Son travail de journaliste lui a valu les
déboires judiciaires et professionnels inévitables en Italie pour qui s’oppose
et résiste à l’empire médiatique berlusconien.
[1] Puis Venezuela, et à présent Syrie, NdT
[2] Après l’arrivée au pouvoir de N. Sarkozy
[3] Associazione Nazionale Partigiani d’Italia : association des
anciens résistants de la seconde guerre mondiale, http://www.anpi.it/resistenza-e-partigiani/
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