Renato ha detto... 17 dicembre 2010 09:22
Ho qualche dubbio sul pacifismo del movimento comunista nel suo complesso e in particolare di Lenin. Certo è verissimo che Lenin si è battuto contro la violenza della guerra imperialista, ma al contempo ha condotto una polemica altrettanto dura contro i "socialpacifisti", socialisti a parole e pacifisti nei fatti, secondo la nota definizione dello stesso Lenin. Ovvero contro quella componente del movimento socialista internazionale, capitanata da Kautsky, che rifiutava tanto la guerra imperialista, quanto la concezione della componente leninista che propugnava la trasformazione della guerra imperialista in guerre civile rivoluzionaria.
DL: Sul tema della violenza mi pare che ci sia convergenza. Non c’è dubbio che Lenin chaimi a trasformare la guerra imperialista in rivoluzione (in guerra civile rivoluzionaria): in questo caso si tratta di scegliere non tra violenza e non-violenza, bensì tra violenza bellica e violenza rivoluzionaria (e i «socialpacifisti», da Kautsky a Turati) preferivano tollerare la continuazione della violenza bellica. In ogni caso, come ho sottolineato nel mio libro sulla non-violenza, in Lenin non c’è la celebrazione del valore pedagogico e morale della guerra, indipendentemente persino dai suoi obiettivi. In Lenin non si può leggere quello che si legge invece in un classico del pensiero liberale (Tocqueville): «Non voglio affatto parlare male della guerra; la guerra apre quasi sempre la mente di un popolo e innalza il suo animo».
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