di RICCARDO CAVALLO
Da poco è apparsa l’ultima fatica di Domenico Losurdo, La lotta di classe. Una storia politica e filosofica [1]
che, muovendosi controcorrente rispetto alla vulgata liberista
imperante, si sofferma su uno dei nodi problematici più significativi
dell’opus marx-engelsiano: la teoria della lotta di classe. Si tratta di
un ulteriore tassello che va inserirsi nel ventennale percorso di
ricerca del filosofo urbinate che, oltre a stilare un vero e proprio cahier de doléance
sui misfatti dell’Occidente liberal-capitalista, intende intervenire
nelle ferite ancora aperte della tradizione marxista mettendone in
evidenza luci ed ombre.
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1. What would Marx Think? Questo interrogativo campeggia sulla copertina della versione europea del Time del febbraio 2009, cioè nel momento clou della crisi finanziaria che partita dall’esplosione del sistema dei mutui subprime originatasi negli Stati Uniti, stava per dilagare anche nel resto del mondo. Non è un caso allora che il prestigioso magazine decida di dedicare la propria cover story
ad un possibile ritorno alle tesi marxiste nell’epoca di Wall Street.
Così il celebre ritratto del filosofo di Treviri diviene immagine pop,
dai pixel giallo-oro che scorre al posto dei valori dei titoli azionari
sul rullo della Borsa cui si accompagnano altre frasi fluorescenti che
rimandano alla necessità di elaborare nuove idee per uscire
dalla crisi e allo spauracchio del ritorno della povertà. Tutto insomma
lascia presagire che le tesi di Marx, prima fra tutte quella sulla lotta
di classe, siano più che mai da riprendere in considerazione come utile
strumento per evitare il baratro generato dalla voracità
autodistruttiva dei mercati...
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