martedì 28 dicembre 2010

La lettera di uno studente giapponese. L'Asia, la Cina e la geopolitica

Pubblichiamo molto volentieri questa lettera (invitando i lettori a sorvolare sugli errori dovuti alla lingua, che non sono essenziali). Essa consente infatti di approfondire alcune tematiche sulle quali Domenico Losurdo tornerà presto [SGA].

Roma, 24 dic. 2010
Chiarissimo professor,

mi permetto di scriverle. Sono studente giapponese, ora soggiorno a Roma da due mesi per completare una tesi di dottorato sulla storia dell’arte del primo novecento. Da quando un incontro casuale a un saggio di Lei in traduzione (se non sbagliato, intitolato “Lenin and Herrenvolk Democracy”) tre anni fa, mentre ricercando del mio proprio campo, leggevo alcuni suoi libri e il suo blog.
Io non conosco bene sia la filosofia tedesca che la storia del marxismo italiano, ma mi sembra che la Sua prospettiva della storia novecentesca sia molta adatta e brillante. A proposito dei suoi libri, Ho letto solo “Antonio Gramsci: dal liberalismo al ‘comunismo critico’” (in giapponese) e “La fuga della storia?”. Ma tutti e due mi sono interessati. Nei suoi libri ci sono molti gravi problemi come la “autofobia” delle sinistre, la controcritica sul “anti-stalinismo” e il mass-media ipocrita nel campo liberal-democratico, etc. Ma ritengo che la piu’ importante sia la considerazione sulla Cina.
In effetti, non potrebbe accettare una parte della Sua opinione sulla Cina. Forse Lei sopravvaluta i dirigenti del Partito Comunista Cinese. Mi pare che il PCC sia più o meno autoritario (se non “totalitario”) e soltano diriga lo suo Stato senza una teoria “socialista”. Tuttavia, mi oppongo con Lei alla campagna anti-cinese dalle potenze grandi (incluso il Giappone). Perché possiamo reclamare un diritto di manifestare i nostri Dalai-Lamafilo oppure Liu Xiaobofilo, prima di fare il proprio dovere storico al passato della Cina colonizzato? Tale situazione mondiale è molto assurda e ingiusta. Noi dobbiamo imparare la storia nel suo complesso. Per quanto riguarda sono profondamente d’accordo con Lei.
A proposito, a che cosa Lei sta pensando sul Giappone? Se si può dire sullo “sciovinismo” della Cina, ma questo atteggiamento è assai provocato da quello del mio paese. Nei ultimi tempi, la atomosfera xenofobica contro la Cina e la Corea del Nord diffonde rapidamente nel mio paese. Storicamente, ambedue sono stati dominati del Giappone prima della Seconda Guerra Mondiale. Il campo reazionario di nuovo incita il sentimento espansionista gridando talvolta i “problemi dei diritti umani” in questi paesi. Certo, il Partito Comunista Giapponese esiete. Tuttavia ora il PCG sta volgendo contro loro come il Partito Democratico e il Partito Liberal-Democratico, due grandi partiti reazionari che attacano la Cina! Secondo me, Lei e i suoi compagni dovreste fare più l’atttenzione sul ruolo del Giappone nella strategia statiunitese alla Cina.
Qui vorrei presentarLe un saggio in inglese sul mondo intellettuale giapponese negli ultimi tempi. Si può vederlo su Internet. (http://japanfocus.org/-Gavan-McCormack/3435).
Un storico notevole australiano sulla storia del Giappone contemporaneo, citando alcuni considerazioni di un militante pensatore di “Coreano-in-Giappone”, ha rivelato una miseria e povertà nel Giappone che il “progressista” o la “sinistra-liberale” (Se c’è il esperto di Giappone attuale tra Loro, io suggerisco di leggere direttamente i saggi del sig. Kim Gwang-sung, per sapere una specie di “Ideologia Giapponese”): In Giappone, un critico sospettuoso che ha dichiarato ripetutamente una posizione del suo “filo-sinistra”, mentre approvando sostenzialmente la politica reazionista o sciovinista del governo. Però non pochi intellettuali della “sinistra” in senso lato si unirono intorno a Lui. Magari non sia già accaduto il fenomeno di questo genere in Italia!
Adesso io leggo i primi capitoli del “Stalin”, traducendo personale in giapponese per i miei amici nel paese. Ma Le chiedo scusa per il mio brutto italiano. Porgo i miei migliori saluti. T. O.

P. S.
Secondo “la Repubblica” di oggi, Pierluigi Bersani ha paragonato il primo ministro Berlusconi con Kim Il-sung, ex-capo della Corea del Nord. Ma lui (o questo quotidiano) comprende davvero qualcosa di storia dura della Corea dal secondo ottocento? Non dovrebbero citarlo alla leggera come un esempio del “dittatore malissimo”. Berlusconi è Berlusconi: lui è soltanto il ricco dei ricchi o l’imperatore dell’Italia (e come dire, sig. Bersani sia un buffone di sua maestà). Mentre Kim è un tipo del “dittatore” ma perlomeno il fondatore di uno nuovo Stato anti-colonialista. Certo, ci sono i grave problemi nel suo paese, come l’armamento nucleare o la divinizzazione senza limite della “Dinastia dei Kim”. Tuttavia mi ricordo alcune parole di un intellettuale della Corea del Sud: “Io odio Kim Il-sung e il suo regime, però almeno lui e’ stato uno dei grandi eroi della indipendenza dal imperialismo giapponese. Perciò nostra razza si può ridere esclusivamente di lui. Noi coreani, sia del nord che del sud, rifiutiamo per sempre di far riderlo dall’altre nazioni”.

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