martedì 6 gennaio 2009

I «Protocolli dei Savi dell’Islam» ovvero come si costruiscono le leggende nere

Versione francese:
Comment se construisent les légendes noires. Les «Protocoles des Sages de l'Islam»

Versione portoghese
Como se constroen as lendas negras. Os "Protocolos dos Sàbios do Isla
ã"

Sfogliando su Internet le reazioni al mio ultimo libro (Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, Carocci 2008), accanto ai commenti positivi e a quelli più critici se ne notano altri contrassegnati da incredulità: è mai possibile che le infamie attribuite a Stalin e accreditate da un consenso generale siano molto spesso il risultato di distorsioni e a volte di vere e proprie falsificazioni storiche?

A questi lettori in particolare voglio suggerire una riflessione a partire dalla cronaca di questi giorni. E’ sotto gli occhi di tutti la tragedia del popolo palestinese a Gaza, prima affamato dal blocco e ora invaso e massacrato dalla terribile macchina da guerra israeliana. Vediamo come reagiscono i grandi organi di «informazione». Sul «Corriere della Sera» del 29 dicembre l’editoriale di Piero Ostellino sentenzia: «L’articolo 7 della Carta di Hamas non propugna solo la distruzione di Israele, ma lo sterminio degli ebrei, così come sostiene il presidente iraniano Ahmadinejad». Vale la pena di notare che, pur facendo un’affermazione estremamente grave, il giornalista non riporta alcuna citazione testuale: esige di essere creduto sulla parola.

Qualche giorno dopo (3 gennaio) sullo stesso quotidiano incalza Ernesto Galli della Loggia. Per la verità, egli non parla più di Ahmadinejad. Forse si deve esser reso conto dell’infortunio del suo collega. Dopo Israele l’Iran è il paese in Medio Oriente che ospita il maggior numero di ebrei (20 mila), ed essi non sembrano subire persecuzioni. In ogni caso, i palestinesi dei territori occupati potrebbero solo invidiare la sorte degli ebrei che vivono in Iran, i quali ultimi non solo non sono stati sterminati ma non devono neppure fronteggiare la minaccia del «trasferimento», che i sionisti più radicali progettano per gli arabi israeliani.

Ovviamente, Galli della Loggia sorvola su tutto ciò. Si limita a tacere su Ahmadinejad. In compenso rincara la dose su un altro punto essenziale: Hamas non si limita a esigere «lo sterminio degli ebrei» israeliani, come sostiene Ostellino. Occorre non fermarsi a metà strada nella denuncia delle malefatte dei barbari: «Hamas auspica l’eliminazione di tutti gli ebrei dalla faccia della terra» («Corriere della Sera» del 3 gennaio). Anche in questo caso non viene apportato uno straccio di dimostrazione: il rigore scientifico è l’ultima delle preoccupazioni di Galli della Loggia, al quale però bisogna riconoscere il coraggio di sfidare il ridicolo: secondo la sua analisi, i «terroristi» palestinesi si propongono di liquidare la macchina bellica non solo di Israele ma anche degli Usa, in modo da portare a termine le infamie di cui l’editorialista del «Corriere della Sera» denuncia l’ampiezza planetaria. Peraltro, chi è in grado di infliggere una disfatta decisiva alla solitaria superpotenza mondiale, oltre che a Israele, può ben aspirare al dominio mondiale. Insomma: è come se Galli della Loggia avesse finalmente portato alla luce I protocolli dei Savi dell’Islam!

E come a suo tempo I protocolli dei Savi di Sion, anche I protocolli dei Savi dell’Islam valgono ormai come verità acquisita e non bisognosa di alcuna dimostrazione. Su «La Stampa» del 5 gennaio Enzo Bettiza chiarisce subito il reale significato dei bombardamenti massicci da Israele scatenati dal cielo, dal mare e dalla terra, col ricorso peraltro ad armi vietate dalle convenzioni internazionali, contro una popolazione sostanzialmente indifesa: «E’ una drastica e violentissima operazione di gendarmeria di un Paese minacciato di sterminio da una setta che ha giurato di estirparlo dalla faccia della terra».

Questa tesi, ossessivamente ripetuta, si colloca nell’ambito di una tradizione ben precisa. Tra Sette e Ottocento il mite abate Grégoire si batteva per l’abolizione della schiavitù nelle colonie francesi: ecco che dai proprietari di schiavi è bollato quale leader dei «biancofagi», i neri barbari e smaniosi di pascersi della carne degli uomini bianchi. Qualche decennio più tardi qualcosa di simile avveniva negli Stati Uniti: gli abolizionisti, spesso di fede cristiana e di orientamento non-violento, esigevano «la completa distruzione dell’istituto della schiavitù»; essi erano prontamente accusati di voler sterminare la razza bianca. Ancora a metà del Novecento, in Sudafrica i campioni dell’apartheid negavano i diritti politici ai neri, con l’argomento che l’eventuale governo nero avrebbe significato lo sterminio sistematico dei coloni bianchi e dei bianchi nel loro complesso.

La leggenda nera in voga ai giorni nostri è particolarmente ridicola: più volte Hamas ha accennato alla possibilità di un compromesso, se Israele accettasse di ritornare ai confini del 1967. Come tutti sanno o dovrebbero sapere, a rendere sempre più problematica e forse ormai impossibile la soluzione dei due Stati è l’espansione ininterrotta delle colonie israeliane nei territori occupati. E comunque, la sostituzione dell’odierno Israele quale «Stato degli ebrei» con uno Stato binazionale, che abbracci al tempo stesso ebrei e palestinesi garantendo loro eguaglianza di diritti, non comporterebbe in alcun modo lo sterminio degli ebrei, esattamente come la distruzione dello Stato razziale bianco prima nel sud degli Usa e poi in Sudafrica non ha certo significato l’annientamento dei bianchi. In realtà, coloro che idealmente agitano I protocolli dei savi dell’Islam mirano a trasformare le vittime in carnefici e i carnefici in vittime.

Non meno grottesche e non meno strumentali sono le mitologie oggi in voga in relazione a Stalin e al movimento comunista nel suo complesso. Si prenda la tesi dell’«olocausto della fame» ovvero della «carestia terroristica» che l’Unione sovietica avrebbe imposto al popolo ucraino negli anni ’30. A sostegno di questa tesi non c’è e non viene apportata alcuna prova. Ma non è neppure questo il punto essenziale. La leggenda nera diffusa in modo pianificato ai tempi di Reagan e nel momento culminante della guerra fredda serve a mettere in ombra il fatto che la «carestia terroristica» rimproverata a Stalin è da secoli messa in atto dall’Occidente liberale in particolare contro i popoli coloniali o che esso vorrebbe ridurre in condizioni coloniali o semicoloniali.

E’ quello che ho cercato di dimostrare nel mio libro. Subito dopo la grande rivoluzione nera che alla fine del Settecento a Santo Domingo/Haiti spezzava al tempo stesso le catene del dominio coloniale e dell’istituto della schiavitù, gli Stati Uniti rispondevano per bocca di Thomas Jefferson, dichiarando di voler ridurre all’inedia (starvation) il paese che aveva avuto la sfrontatezza di abolire la schiavitù. Questa medesima vicenda si è riproposta nel Novecento. Già subito dopo l’ottobre 1917, Herbert Hoover, in quel momento alto esponente dell’amministrazione Wilson e più tardi presidente degli Usa, agitava in modo esplicito la minaccia della «fame assoluta» e della «morte per inedia» non solo contro la Russia sovietica ma contro tutti popoli inclini a lasciarsi contagiare dalla rivoluzione bolscevica. Agli inizi degli anni ’60 un collaboratore dell’amministrazione Kennedy, e cioè Walt W. Rostow, si vantava per il fatto che gli Stati Uniti erano rusciti a ritardare per «decine di anni» lo sviluppo economico della Repubblica Popolare Cinese!

E’ una politica che continua ancora oggi: è noto a tutti che l’imperalismo cerca di strangolare economicamente Cuba e possibilmente di ridurla alla condizione di Gaza, dove gli oppressori possono esercitare il loro potere di vita e di morte, prima ancora che coi bombardamenti terroristici, già col controllo delle risorse vitali.

Siamo così ritornati alla Palestina. Prima di subire l’orrore che sta subendo in questi giorni, il popolo di Gaza era stato colpito da una prolungata politica che cercava di affamarlo, assetarlo, privarlo della luce elettrica, delle medicine, di ridurlo ad una condizione di sfinimento e di disperazione. Tanto più che il governo di Tel Aviv si riservava il diritto di procedere come al solito, nonostante la «tregua», alle esecuzioni extragiudiziarie dei suoi nemici. E cioè, prima ancora di essere invasa da un esercito simile ad un gigantesco e sperimentato plotone di esecuzione, Gaza era già oggetto di una politica di aggressione e di guerra. Sennonché, una concentrata potenza di fuoco multimediale è scatenata soprattutto in Occidente per annientare ogni resistenza critica alla tesi falsa e bugiarda, secondo cui Israele sarebbe in questi giorni impegnata in un’operazione di autodifesa: che nessuno osi mettere in dubbio l’autenticità dei «Protocolli dei Savi dell’Islam»! E’ così che si costruiscono le leggende nere, quella che oggi suggella la tragedia del popolo palestinese (il popolo-martire per eccellenza dei giorni nostri), così come quelle che, dipingendo Stalin come un mostro e riducendo a storia criminale la vicenda iniziata con la rivoluzione d’Ottobre, intendono privare i popoli oppressi di ogni speranza o prospettiva di emancipazione.

7 commenti:

Taras ha detto...

L'importante è avere "i valori" (borsa valori?): dopo si può massacrare chi si vuole, specialmente un popolo arabo che ha la sventura di occupare la Terra Promessa.
Quali sarebbero i valori delle democrazie occidentali e del mondo evoluto?
Razzismo? Colonialismo?
A questo punto, l'unica soluzione sarebbe un unico stato multirazziale che includa palestinesi e israeliani, ma che non sia Israele.
Purtroppo questa è utopia perché Israele, gli USA, la UE, il Giappone e altri vogliono che la "democrazia" trionfi contro i "terroristi".
E chiunque osi parteggiare per la resistenza palestinese diventa anch'egli un terrosista. Anzi, no: un nazista.

Beppe ha detto...

http://www.cesnur.org/2004/statuto_hamas.htm

Unknown ha detto...

“L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei” (citato da al-Bukhari e da Muslim)

Forse il problema della palestina parte proprio da questo presupposto programmatico contenuto nello statuto di hamas articolo 7.
E' vero il problema del giornalismo italiano è il fatto che nussuno porta a proprio sostegno alcun tipo di base documentale(negli stati uniti questi signori non lavorerebbero un giorno). Ma anche nel suo articolo se non sbaglio vi è questa carenza dato che non vedo sostegni documentali alle sue affermazioni.

Jean Lafitte ha detto...

chiedo scusa al Professore se, riportando il Suo articolo sul mio blog, si è visto catapultare qui qualche mia vecchia e discutibile conoscenza che si mette a linkare al sito del cesnur...

Sergiorgio ha detto...

Per dinamoscout.
Intanto questo è un blog e non un quotidiano, inoltre Losurdo non riporta citazioni (nei sui libri ci sono miriadi di note puntualissime), non attribuisce (qui) a nessuno proclami precisi, ne tanto meno vuol ribaltare la questione in modo opposto a come è ribaltata, magari assolvendo acriticamente la parte araba e riversare faziosità su quella Israeliana.
Per il resto i fatti riportati sono chiari e conosciuti.
Semplicemente dice che il piano è catastrofico, dominato dal potere, dalla sua demagogia, e dalla sua metafisica demagogica. Ma prima di tutto bisogna chiarire chi è lo sterminatore e chi è la vittima, invece che scandalizzarsi del fatto che la vittima odi il suo sterminatore, affidandosi come estrema disperazione al suicidio, alla lotta terroristica quindi alla religione e al fanatismo. Ciò avviene quando la propria vita la propria identità non ha sbocchi, viene di fatto negata, non si diventa suicidi perché qualcuno semplicemente lo ha inculcato, o magari sognando tante mogli nell'aldilà, è che si vuole credere a ciò, perché l'unica senso di una esistenza negata è il suicidio in una lotta senza speranza, dare almeno un senso (folle, criminale, fanatico) alla propria morte è il massimo che si può fare per dare senso alla propria vita, alla propria identità ed esistenza negata.

Anonimo ha detto...

A me interessano gli Storici seri, i documenti, le fonti, le prove forensi. Tutte cose che con Losurdo, come del resto quasi tutti gli Italiani, non hanno proprio nulla a che vedere.

Anonimo ha detto...

Losurdo è quello di Katyn mi pare. Basta solo questo a qualificarlo. Sotto a quel livello di malafede davanti a ordini firmati, documenti del NKVD, prove forensi ecc...non credo ci sia nulla. Insegna pure questo figuro, non c'è altro da aggiungere.