La lotta di classe, il ritorno
Massimo Adinolfi, Il Messaggero, 22 aprile 2013
E se tornasse la lotta di classe? Come se se ne fosse mai andata! Che
essa costituisca il motore della storia è, com’è noto, la tesi del Manifesto del partito comunista
di Karl Marx e Friedrich Engels: Londra, addì 21 febbraio 1848. Un bel
po’ di anni fa, dunque. Ma la crisi ha spazzato via facili illusioni,
soprattutto in Occidente, e termini e concetti che sembravano consegnati
all’antiquariato delle idee tornano prepotentemente di attualità. La
prima notizia è dunque questa: la political correctness ormai non
viene sforacchiata solo sul terreno morale, o su quello linguistico,
dove è sdoganato persino il turpiloquio, ma anche sul terreno economico e
sociale (benché qui le resistenze siano molto maggiori, et pour cause).
Dopo l’agile libretto di Gallino su La lotta di classe dopo la lotta di classe, ecco allora l’ampia ricognizione di Domenico Losurdo, storico della filosofia e comunista non pentito: Lotta di classe. Una storia politica e filosofica.
Losurdo intreccia problemi teorici ed analisi storica con grande rigore
filologico, senza assecondare nessuna delle mode correnti, con
l’obiettivo, in primo luogo, di respingere le letture economicistiche
della dottrina marxiana, mostrandone in particolare gli intrecci
profondi con le lotte di liberazione nazionale, e, in secondo luogo, di
riportare la politica al suo grande formato: non come la volpe che sa
molte cose, per dirla con Isaiah Berlin, ma come il riccio che ne sa una
grande.
La lotta di classe, dunque. E il secolo appena trascorso, il cui
bilancio è ancora da tracciare. Di esso, ha scritto Alain Badiou,
possediamo infatti almeno tre versioni: il secolo sovietico, della
grande epopea comunista; il secolo totalitario, che ha fatto esperienza
dell’abisso del male; il secolo liberale, che ha visto infine trionfare
la democrazia. Dopo l’89, quest’ultima descrizione si è di fatto
imposta: non è dunque vero che siano finite le grandi narrazioni, come
voleva Lyotard: semplicemente, una ha prevalso sulle altre, spacciando
la propria vittoria per la fine della storia. Ebbene, è proprio quella
che Losurdo infilza ripetutamente, complice l’attuale dissesto economico
e finanziario, prendendosela non solo con Fukuyama (quello della fine
della storia e del trionfo della democrazia liberale), ma anche con Ralf
Dahrendorf o con Niall Ferguson – per fare solo un paio dei nomi del
mainstream intellettuale dominante...
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