Una cronaca della presentazione della Non-violenza a Torino
"Libero Pensiero", n. 54, Dicembre 2010, p. 24
1 commento:
Renato
ha detto...
Ho qualche dubbio sul pacifismo del movimento comunista nel suo complesso e in particolare di Lenin. Certo è verissimo che Lenin si è battuto contro la violenza della guerra imperialista, ma al contempo ha condotto una polemica altrettanto dura contro i "socialpacifisti", socialisti a parole e pacifisti nei fatti, secondo la nota definizione dello stesso Lenin. Ovvero contro quella componente del movimento socialista internazionale, capitanata da Kautsky, che rifiutava tanto la guerra imperialista, quanto la concezione della componente leninista che propugnava la trasformazione della guerra imperialista in guerre civile rivoluzionaria.
Schlage die Trommel und fürchte dich nicht, / und küsse die Marketenderin! / Das ist die ganze Wissenschaft, / das ist der Bücher tiefster Sinn. / Trommle die Leute aus dem Schlaf, trommle Reveille mit Jugendkraft, / marschiere trommelnd immer voran, / das ist die ganze Wissenschaft. / Das ist die Helgelsche Philosophie, / das ist der Bücher tiefster Sinn! / Ich habe sie begriffen, weil ich gescheit, / und weil ich ein guter Tambour bin.
Imperialismo e questione europea, La scuola di Pitagora, Napoli 2019
Qual è oggi il nemico principale, l'Unione Europea o quegli Stati Uniti rispetto ai quali l'Unione Europea potrebbe costituire un'alternativa, qualora si emancipasse dall'egemonia americana e superasse la sua costituzione borghese?
Memoria di Hegel, critica del liberalismo e ricostruzione del materialismo storico in D. Losurdo
La prima esposizione completa delle principali tematiche affrontate da Losurdo
Il marxismo occidentale
Come nacque, come morì, come può rinascere: Laterza, Roma-Bari 2017
Un mondo senza guerre
L'idea di pace dalle promesse del passato alle tragedie del presente, Carocci 2016
La Sinistra assente. Una breve presentazione
Domenico Losurdo: La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo, guerra, Carocci, Roma 2014
Le promesse del 1989 di un mondo all’insegna del benessere e della pace non si sono realizzate. La crisi economica sancisce il ritorno della miseria di massa anche nei paesi più sviluppati e inasprisce la polarizzazione sociale sino al punto di consentire alla grande ricchezza di monopolizzare le istituzioni politiche. Sul piano internazionale, a una «piccola guerra» (che però comporta decine di migliaia di morti per il paese di volta in volta investito) segue un’altra. Per di più, all’orizzonte si delinea il pericolo di conflitti su larga scala, che potrebbero persino varcare la soglia nucleare. Più che mai si avverte l’esigenza di una forza di opposizione: disgraziatamente in Occidente la sinistra è assente. Come spiegare tale assenza? Come leggere il mondo venutosi a costituire dopo il 1989? Attraverso quali meccanismi la «società della spettacolo» riesce a legittimare guerra e politica di guerra? Come costruire l’alternativa? A queste domande s’impegna a rispondere Domenico Losurdo con un’analisi originale, spregiudicata e destinata a suscitare polemiche.
Democrazia cercasi: dai primi di settembre in libreria
Possiamo ancora parlare di democrazia in Italia? Mutamenti imponenti hanno svuotato gli strumenti della partecipazione popolare, favorendo una forma neobonapartistica e ipermediatica di potere carismatico e spingendo molti cittadini nel limbo dell’astensionismo o nell’imbuto di una protesta rabbiosa e inefficace. Al tempo stesso, in nome dell’emergenza economica permanente e della governabilità, gli spazi di riflessione pubblica e confronto sono stati sacrificati al primato di un decisionismo improvvisato. Dietro questi cambiamenti c’è però un più corposo processo materiale che dalla fine degli anni Settanta ha minato le fondamenta stesse della democrazia: il riequilibrio dei rapporti di forza tra le classi sociali, che nel dopoguerra aveva consentito la costruzione del Welfare, ha lasciato il campo ad una riscossa dei ceti proprietari che nel nostro paese come in tutto l’Occidente ha portato ad una redistribuzione verso l’alto della ricchezza nazionale, alla frantumazione e precarizzione del lavoro, allo smantellamento dei diritti economici e sociali dei più deboli. Intanto, nell’alveo del neoliberalismo trionfante, si diffondeva un clima culturale dai tratti marcatamente individualistici e competitivi. Mentre dalle arti figurative alla filosofia, dalla storia alle scienze umane, il postmodernismo dilagava, delegittimando i fondamenti e i valori della modernità – la ragione, l’eguaglianza, la trasformazione del reale… - e rendendo impraticabile ogni progetto di emancipazione consapevole, collettiva e organizzata. É stata la sinistra, e non Berlusconi, il principale agente responsabile di questa devastazione. Schiantata dalla caduta del Muro di Berlino assieme alle classi popolari, non è riuscita a rinnovarsi salvaguardando i propri ideali e si è fatta sempre più simile alla destra, assorbendone programmi e stile di governo fino a sostituirsi oggi integralmente ad essa. Per ricostruire una sinistra autentica, per riconquistare la democrazia e ripristinare le condizioni di una vasta mediazione sociale, dovremo smettere di limitare il nostro orizzonte concettuale alla mera riduzione del danno e riscoprire il conflitto. Nata per formalizzare la lotta di classe, infatti, senza questa lotta la democrazia muore.
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Emiliano Alessandroni: Ideologia e strutture letterarie, Aracne Editrice
Che cos'è esattamente il bello? È possibile procedere ad una sua decodificazione? Che significato racchiude il termine ideologia? E quale rapporto intrattiene con la letteratura, ovvero con le sue strutture? Come giudicare il valore di un'opera? A questi come ad altri quesiti questo libro intende fornire una risposta, contrastando, con la forza del ragionamento e il supporto dell'analisi testuale, quegli assunti diffusi (“il bello è soltanto soggettivo!”) e quelle opinioni consolidate (“tutto è ideologia!” o “le ideologie sono morte!”) che finiscono per disorientare chiunque si trovi, per via diretta o indiretta, a confrontarsi con tali problematiche. Un saggio di ampio respiro tra filosofia, storia, critica letteraria e teoria della letteratura.
Domenico Losurdo: Das 20. Jahrhundert begreifen, PapyRossa Verlag
Dass die Oktoberrevolution mit ihren Folgen zu den Grundübeln des 20. Jahrhunderts gehöre, gilt häufig als selbstverständlich. Hand in Hand geht damit eine Verklärung der vorrevolutionären liberalen Gesellschaften. Zu wenig beachtet wird ihr Ausschluss der Frauen aus dem politischen Leben, ihre Einschränkung der politischen Rechte breiter Bevölkerungsmassen sowie ihr Kolonialismus und Rassismus. Unbeachtet bleibt, dass die Überwindung dieser drei großen Diskriminierungen ohne den Oktober 1917 kaum denkbar wäre. Dies rückgängig zu machen und die Rassendiskriminierung noch zu verschärfen, war das Ziel des Nazismus. In seinem Kolonialreich hatten die »Eingeborenen« Osteuropas einerseits die Rolle der Indianer zu spielen, die es zu dezimieren galt, andererseits die der Schwarzen, die als Sklaven im Dienste der Herrenrasse arbeiten mussten. Stellt die Kategorie »Totalitarismus« die angehenden Sklavenhalter und ihre Opfer auf eine Stufe, schweigt sie sich aus über die Gräuel der kolonialen Tradition.
Il nuovo libro di Domenico Losurdo
La lotta di classe. Una storia filosofica e politica, Laterza, Roma-Bari 2013
Dialettica, storia e conflitto. Il proprio tempo appreso nel pensiero
VII Congresso della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx, Urbino, 18-20 novembre 2011
Domenico Losurdo: La non-violenza. Una storia fuori dal mito, Laterza, Roma-Bari 2010
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Ho qualche dubbio sul pacifismo del movimento comunista nel suo complesso e in particolare di Lenin. Certo è verissimo che Lenin si è battuto contro la violenza della guerra imperialista, ma al contempo ha condotto una polemica altrettanto dura contro i "socialpacifisti", socialisti a parole e pacifisti nei fatti, secondo la nota definizione dello stesso Lenin. Ovvero contro quella componente del movimento socialista internazionale, capitanata da Kautsky, che rifiutava tanto la guerra imperialista, quanto la concezione della componente leninista che propugnava la trasformazione della guerra imperialista in guerre civile rivoluzionaria.
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